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Sindrome da alimentazione notturna, la causa è scritta nei geni

Spesso considerato più fantasia che realtà, questo disturbo esisterebbe davvero e sarebbe addirittura causato da mutazioni genetiche specifiche. Ecco la ricerca che sembra dimostrarlo

Sindrome da alimentazione notturna, la causa è scritta nei geni

A volte svegliarsi di notte per mangiare è una vera e propria necessità. Ben diversa dalle spiluccate notturne dovute all’insonnia causata da ansie e preoccupazioni, questa situazione assume i contorni di un disturbo medico che ha addirittura un nome proprio: sindrome da alimentazione notturna. Per molto tempo l’esistenza di questa sindrome è stata messa fortemente in dubbio. Oggi, però, un nuovo studio pubblicato su Cell Reports sembra addirittura essere arrivato alle sue radici, svelandone le cause più profonde.

Un gruppo di ricercatori guidato da Satchidananda Panda, esperto del Salk Institute for Biological Studies di La Jolla, in California, ha infatti scoperto che alla base della sindrome da alimentazione notturna potrebbe esserci una mutazione genetica. Le indagini sono partite dai risultati di ricerche condotte più di dieci anni fa secondo cui una particolare mutazione nel gene che codifica per la proteina PER2 causa disturbi del sonno di tipo ereditario. Nell’uomo esistono però ben tre proteine PER, tutte coinvolte nei meccanismi che sincronizzano l’orologio interno all’organismo con lo scorrere delle ore della giornata. Per questo Panda e colleghi hanno voluto valutare l’effetto della stessa mutazione quando però riguarda un altro di questi geni, PER1.

Gli esperimenti sono stati condotti in topi privati del loro sistema di geni PER e ha previsto di far esprimere negli animali la variante umana mutata di PER1 e PER2. In questo modo è stato confermato che PER2 gioca un ruolo nella regolazione del ritmo sonno-veglia. I topi che portavano la sua variante mutata tendevano infatti ad addormentarsi prima degli altri. Ma c’è di più. I ricercatori hanno infatti scoperto che i topi con PER1 mutata erano caratterizzati da ritmi sonno-veglia normali, ma mangiavano prima degli altri e si svegliavano per mangiare. Inoltre in questi topi i livelli di PER1 sono apparsi ridotti durante il sonno e aumentati mentre gli animali erano svegli. Infine, la proteina PER1 mutata veniva degradata più rapidamente.

“Non ci saremmo mai aspettati di riuscire a separare il ritmo sonno-veglia da quello dell’alimentazione, soprattutto con una semplice mutazione”, ha commentato Panda. “Nei topi senza PER1 non c’era nessun difetto ovvio nei cicli sonno-veglia. Piuttosto, quando abbiamo osservato il loro metabolismo abbiamo visto improvvisamente dei cambiamenti drastici”.

Come spiega nel video in apertura a questo post, Panda è entusiasta della scoperta anche per un altro motivo. Infatti i topi con la variante di PER1 mutata possono far fronte agli effetti negativi di questa mutazione – in particolare all’aumento di peso dovuti alle scorrette abitudini alimentari – semplicemente rimanendo a dieta. Ciò significa che verosimilmente chi ingrassa a causa della sindrome da alimentazione notturna lo fa solo perché mangia troppo e che potrebbe essere sufficiente controllare l’alimentazione per opporsi a ciò che è scritto nei geni.

Via | Salk Institute for Biological Studies

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