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I farmaci contro l’ansia aumentano il rischio di morte prematura

I farmaci contro l’ansia possono raddoppiare il rischio di morte prematura?

I farmaci contro l’ansia aumentano il rischio di morte prematura

Convivere con l’ansia, lo sa bene chi ne soffre o ne ha sofferto, è davvero difficile, e non è difficile arrivare a pensare di voler utilizzare dei farmaci per alleviare questo sintomo. E lo stesso possiamo dire per chi soffre di insonnia. Ebbene, se è vero che, da una parte, psicofarmaci contro l’ansia e contro l’insonnia (come ad esempio le benzodiazepine) hanno come effetto quello di attenuare il sintomo dell’ansia, è altrettanto vero che questo genere di farmaci comporta una serie di effetti collaterali molto seri. Fra questi, si registra adesso anche la possibilità che tali farmaci aumentino, o addirittura raddoppino, il rischio di morte precoce per chi li usa.

A renderlo noto sarebbero stati un gruppo di psichiatri dell’Università di Warwick, che attraverso una vasta ricerca, condotta su un campione di 34,727 persone (che sarebbero state seguite per un periodo di sette anni e mezzo), sarebbero giunti alla conclusione che assumere per troppo tempo questo tipo di farmaci comporterebbe un maggiore rischio di morte prematura. Tale conclusione sarebbe stata evidenziata tenendo comunque in considerazione vari fattori di rischio come l’età, il fumo, la tendenza a bere alcolici, l’assunzione di altri farmaci, lo status socio-economico e così via.

Purtroppo capita spesso che i medici e gli psichiatri prescrivano con una certa facilità questo genere di psicofarmaci, e capita ancor più spesso che, sottovalutando il problema della dipendenza e quello della tendenza al sovraddosaggio, i pazienti assumano tali farmaci in maniera scorretta.

A dire la sua in merito ai dati emersi sarebbe stato il dottor Scott Weich, professore di Psichiatria presso l’Università di Warwick, secondo cui, anche se ancora altri studi andrebbero condotti sull’argomento, non è mai troppo tardi per pensare a delle alternative potenzialmente meno dannose per alleviare i sintomi dell’ansia e curare i problemi del sonno.

“Questo – sottolinea l’autore della ricerca – non vuol dire questi farmaci che non possono essere efficaci. Ma in particolar modo a causa del loro potenziale di dipendenza, dobbiamo fare in modo che i pazienti li utilizzino per il minor tempo possibile, e che prendiamo in considerazione altre opzioni, come la terapia cognitivo-comportamentale, per aiutarli a superare i problemi di ansia o di sonno”.

via | Universityherald.com

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