L’acqua è un vero e proprio nutriente: secondo i LARN, i livelli di assunzione raccomandata di nutrienti per la popolazione italiana, ognuno di noi dovrebbe assumerne 1 ml per kilocaloria consumata. In termini pratici, hanno spiegato gli esperti durante Nutrimi – IX forum di Nutrizione Pratica, ciò significa bere in media ogni giorno 0,03 litri di acqua per kg di peso corporeo. I vantaggi che se ne possono trarre sono numerosi: l’acqua ha poteri diuretici, detossificanti e idranti. Non si può nemmeno trascurare il fatto che costituisce ben il 60% del peso di un individuo adulto. Un’acqua, però, non vale l’altra, e scegliere la giusta acqua minerale può aiutare l’organismo ad affrontare diversi problemi di salute.
La prima distinzione da fare è quella tra acqua del rubinetto e acque di sorgente. Queste ultime, generalmente identificate come “acqua minerale“, sono acque di origine profonda, protetta e incontaminata che non richiedono di essere rese potabili con trattamenti cui è invece sottoposta l’acqua che sgorga dal rubinetto. In più possiedono una caratteristica aggiuntiva: una composizione chimica costante che le differenzia ulteriormente l’una dall’altra.
Saper distinguere fra i diversi tipi di acqua minerale permette di identificare quello più adatto alle proprie esigenze, ad esempio la presenza di particolari patologie o disturbi di salute, come l’emicrania, le cefalee o i calcoli renali. Chi soffre di quest’ultimo problema dovrebbe ad esempio bere un’acqua contenente solo quantità minime di minerali inorganici, che, spiegano gli esperti a Nutrimi, “permette un grande ricambio di liquidi e un’attivazione maggiore della diuresi”.
Un’acqua povera di minerali è indicata anche nell’alimentazione di chi soffre di ipertensione, mentre le acque minerali ricche di ferro sono alleate delle persone alle prese con un’anemia, quelle ricche di calcio sono indicate in caso di osteoporosi e quelle ricche di magnesio aiutano a combattere la stipsi. Le possibilità di scelta non mancano e rispondono a molte esigenze molto diverse fra loro. Esistono infatti acque bicarbonate, acque solfate, qualche clorurate, acque calciche, acque magnesiache, acque fluorate, acque ferruginose, acque sodiche e acque iposodiche.
Un parametro su cui si concentra spesso l’attenzione e che deve essere considerato nella scelta dell’acqua è il residuo fisso, cioè la quantità di minerali residui dopo l’evaporazione dell’acqua a 180 *C. In base a questo valore le acque possono essere classificate come:
Anche il pH dell’acqua può essere un parametro su cui basare la scelta. In realtà non esistono acque con valori di pH estremi, è una minore o maggiore acidità non comporta variazioni significative del pH del sangue. Piuttosto, un’acqua leggermente acida (con pH inferiore a 7) potrebbe aiutare la digestione perché non altera il pH dei succhi gastrici.
E l’acqua gassata? Dà la sensazione di dissetare di più, ma è acidificante. Per questo non è molto adatta in presenza di disturbi come l’acidità gastrica o il reflusso gastroesofageo.
Non bisogna infine dimenticare che anche se è considerata un liquido insapore, la composizione dell’acqua può influenzarne le caratteristiche organolettiche, tanto che oggi sta nascendo anche la figura dell’idrosommelier, esperto in grado di riconoscere le caratteristiche peculiari di ogni acqua e abbinarla in modo giusto. Per degustare meglio il caffè, ad esempio, la scelta ideale è un’acqua minimamente mineralizzata: un residuo fisso molto basso permette infatti di esaltare i tannini.
Il mondo dell’acqua minerale: guarda la gallery!
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