Benessereblog Salute Aids, obiettivo informazione: la metà dei sieropositivi non sa di esserlo

Aids, obiettivo informazione: la metà dei sieropositivi non sa di esserlo

Secondo i medici dell'Istituto Superiore di Sanità, entro il 2030 potrebbe essere messa sotto controllo l'infezione tramite la prevenzione e l'informazione che evitino il sommerso degli infetti: i nuovi casi sono 2,3 milioni l'anno.

Aids, obiettivo informazione: la metà dei sieropositivi non sa di esserlo

Di Aids non bisogna smettere mai di parlare perché il “male del secolo”, come fu definito quanto nei primi anni Novanta del Novecento se ne cominciò a parlare in maniera diffusa e a promuovere la prevenzione, continua inarrestabile il suo lento processo di infezione: stando ai dati presentati durante l’ultima conferenza mondiale sull’AIDS tenutasi a Melbourne, in Australia, i sieropositivi nel mondo ammontano a 35 milioni di individui.

Tra di loro circa 3,3 milioni di bambini e un buon numero di adulti, calcolati in circa la metà della cifra totale, sono inconsapevoli di essere malati: è questo che i ricercatori stanno cercando di far emergere, in modo da combattere con l’informazione accurata quello che viene definito “il sommerso degli infetti”, vale a dire tutti coloro che sono sieropositivi ma non sanno di esserlo:

l’obiettivo dichiarato e’ mettere sotto controllo l’epidemia entro il 2030

ha dichiarato Stefano Vella, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità e uno degli estensori delle linee guida contro l’AIDS dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Per riuscirci, bisogna tirare fuori il sommerso, quei milioni di persone che non sanno di avere il virus, e trattare tutti. È un enorme problema di costi, di carenza di strutture, ma proprio i risultati ottenuti finora dall’alleanza di scienza, politica e società civile che combatte l’Aids, unica nel panorama mondiale, fanno ben sperare.

È ancora una lunga battaglia quella per l’informazione completa ed esaustiva in merito a sieropositività e Aids: nonostante l’impegno c’è ancora molto da fare e ultimamente sembra che le campagne di prevenzione preferiscano concentrarsi su epidemie e malattie differenti, dimenticando il “male del secolo” in un angolo con la convinzione che l’infarinatura base di informazioni sia sufficiente.

Gli sforzi dei ricercatori si concentrano più sulla ricerca delle terapie retrovirali e in effetti ci sono stati passi in avanti notevoli per quanto riguarda la cura dell’Aids, ma è di prevenzione che bisogna continuare comunque a parlare: le nuove infezioni sono 2,3 milioni all’anno, un numero ancora impressionante se si pensa a quanto si è investito in passato per l’informazione su HIV e Aids.

Via | AGI

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