
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha dato il via libera alla rimborsabilità dell’antipsicotico aripiprazolo in formulazione iniettabile a lunga durata d’azione (LAI), somministrato ogni due mesi, per il trattamento di mantenimento della schizofrenia negli adulti. Questo annuncio è stato reso noto da Otsuka Pharmaceutical Italy e Lundbeck Italia, i quali hanno sottolineato che la decisione dell’AIFA si basa sui risultati favorevoli di uno studio di farmacocinetica della durata di 32 settimane.
Dettagli sul nuovo trattamento
Il aripiprazolo LAI, somministrato bimestralmente, ha dimostrato di garantire concentrazioni ematiche comparabili a quelle della somministrazione mensile (400 mg), con un profilo di sicurezza e tollerabilità simile. Questo è stato confermato in uno studio che ha coinvolto 266 adulti, di cui 185 affetti da schizofrenia. La nuova opzione terapeutica si propone di migliorare la gestione della malattia, che colpisce circa una persona su mille in tutto il mondo, con oltre 265mila individui interessati in Italia e più di 35mila nuovi casi ogni anno.
Giuseppe Nicolò, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’ASL Roma 5, ha evidenziato le difficoltà che i pazienti affrontano nel mantenere relazioni interpersonali e lavorative. La terapia deve quindi prevedere strategie per prevenire le ricadute e ridurre la gravità degli effetti collaterali e dei sintomi residui.
Importanza della personalizzazione terapeutica
La formulazione bimestrale di aripiprazolo LAI è disponibile in siringhe preriempite contenenti 720 mg o 960 mg di principio attivo, pronte all’uso. Bernardo Dell’Osso, Ordinario di Psichiatria all’Università Statale di Milano e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco, ha sottolineato l’importanza per i clinici di avere a disposizione antipsicotici con meccanismi d’azione e profili di tollerabilità diversi.
La terapia per la schizofrenia deve essere personalizzata per ciascun paziente. Questo nuovo trattamento potrebbe rappresentare una valida alternativa terapeutica, poiché la somministrazione ogni due mesi potrebbe risultare più accettabile per i pazienti, migliorando l’aderenza alla terapia. La scarsa aderenza, infatti, è spesso causa di un aggravamento dei sintomi e di un aumento del rischio di ricadute, con conseguenti ospedalizzazioni e una compromissione del funzionamento individuale. Un approccio terapeutico efficace può quindi influenzare positivamente l’esito clinico, sia a breve che a lungo termine.