Aifa approva Nivolumab, farmaco immunoterapico per il melanoma
L'Aifa ha approvato l'uso di Nivolumab, un farmaco immunoterapico usato per il trattamento del melanoma.
Aifa approva Nivolumab, un farmaco immunoterapico molto atteso da tutti i pazienti affetti da melanoma. Il Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato la rimborsabilità di questo medicinale utilizzato nei pazienti affetti da melanoma in stadio III e IV completamente resecato. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il farmaco diventerà rimborsabile.
Secondo Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘Pascale’ di Napoli, è una svolta importante. Perché trattare i pazienti nello stadio III e IV resecato, in cui la malattia è stata asportata, permette di evitare una recidiva. Più di 1000 persone in Italia potranno ogni anno utilizzare questo trattamento.
Grazie a Nivolumab, infatti, la sopravvivenza libera da recidiva a tre anni arriva al 58%, con una riduzione del 32% per quello che riguarda il rischio di recidiva. Con il farmaco anche la sopravvivenza libera da metastasi è più lunga: a 3 anni i tassi sono del 66%. In Italia nel 2019 sono stati stimati 12.300 nuovi casi di melanoma, sempre più diffuso tra i giovani. Molti di loro potranno usufruire del nuovo farmaco.
Come funziona Nivolumab
Nivolumab è un inibitore del checkpoint immunitario PD-1 (programmed death-1) che ripristina e potenzia l’attività del sistema immunitario nella lotta alle cellule tumorali, così da rispondere all’attacco. Il programma di sviluppo del farmaco ha coinvolto più di 35mila pazienti e sono già 15 le pubblicazioni sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine. 8 studi di fase III sono stati terminati anticipatamente per aver raggiunto prima gli obiettivi di sopravvivenza prefissati.
Come sottolineato da Monica Forchetta, presidente APaIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma), il farmaco è anche ben tollerato: “Per le persone colpite dalla malattia è importante sapere che questo trattamento ha una durata di 12 mesi, rappresentando un notevole vantaggio psicologico per pazienti spesso giovani che, in questo modo, possono affrontare con più forza il percorso di cura. Inoltre, l’ottima tollerabilità del trattamento consente di mantenere una buona qualità di vita. Infine, non va sottovalutato il coinvolgimento attivo del paziente, che deve essere consapevole dei passi in avanti raggiunti dalla ricerca. I pazienti vanno informati anche sulle sperimentazioni in corso: l’inclusione in uno studio clinico può consentire di accedere in anticipo a terapie innovative”.
Foto Pixabay