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Alimentazione: alla scoperta della Zona Mediterranea

A raccontarci di cosa si tratta in un'intervista rilasciata a Blogo è Barry Sears, l'ideatore della Dieta Zona

Alimentazione: alla scoperta della Zona Mediterranea

Molti di voi avranno già sentito parlare della Dieta Zona, magari sentendola chiamare “dieta a zona” e chiedendosi di che zona si stesse mai parlando. Oggi alla Zona “classica” se ne aggiunge un’altra, battezzata Zona Mediterranea come l’ultima pubblicazione dell’ideatore di questo regime alimentare, il biochimico statunitense Barry Sears, che noi di Blogo abbiamo avuto occasione di incontrare ed intervistare qualche giorno fa a Roma.

Scopo dell’intervista: capire i perché di una Zona “Mediterranea”. E anche chiarire qualche dubbio sugli obiettivi di questo regime alimentare e su alcuni dei suoi protagonisti principali, gli acidi grassi omega 3.

Il primo dubbio si è risolto subito dopo la lettura de “La Zona Mediterranea”: quello che saremmo andati a scoprire non era un metodo per dimagrire, ma una dieta per combattere l’infiammazione, in particolare la cosiddetta infiammazione cellulare. La battaglia sembra valere gli sforzi richiesti: gli studi in ambito medico-scientifico sembrano evidenziare sempre più il ruolo svolto da questo fenomeno nei processi di invecchiamento e nelle patologie ad essi associate. Questo obiettivo, però, non è una novità: sin dalle sue origini la Dieta Zona si prefigge di sconfiggere l’infiammazione. Perché, allora, ci sarebbe bisogno di una sua nuova versione?

Il concetto di Zona non è cambiato in 20 anni

ci ha spiegato Sears.

Quello che è cambiato è il livello di comprensione del ruolo giocato dai singoli costituenti della Zona. Prendiamo ad esempio i polifenoli: quando la Zona è emersa nel 1995 non si sapeva nulla di loro, assolutamente niente, mentre ora ne sappiamo davvero tanto.

La Zona riguardava solo l’infiammazione e 20 anni fa ha iniziato utilizzando gli acidi grassi omega 3 per controllarla. Con l’aumento delle nostre conoscenze sugli acidi grassi omega 3 abbiamo realizzato che ci volevano ancora più omega 3 per raggiungere un livello superiore di controllo dell’infiammazione. Avendo informazioni in più sui componenti basilari della Dieta Zona ho pensato che valesse la pena scrivere un nuovo libro sull’argomento. “La Zona Mediterranea” è un libro sui polifenoli.

Perché, allora, battezzarla “Mediterranea”?

Quello che cerco di fare nel libro è prendere i polifenoli per portare la dieta mediterranea a un nuovo livello, più alto, di controllo ormonale. La Zona Mediterranea ha preso la dieta mediterranea, una buona dieta, e l’ha portata a un livello superiore di controllo ormonale.

La sensazione che ci hanno lasciato le parole di Sears è che in realtà non si tratti di una vera e propria aggiunta ai principi dell’alimentazione mediterranea.

In Italia si mangiano grandi quantità di polifenoli

ci ha infatti spiegato Sears, sottolineando che si tratta di una grande differenza rispetto agli altri Paesi dell’area mediterranea e che

è questo quello che conferisce alla dieta mediterranea i suoi effetti benefici sulla salute. Non la pasta, non altri aspetti, no. Sono i polifenoli. Se li si mangia ad alti livelli diventano agenti in grado di cambiare l’espressione dei geni.

Secondo Sears per esercitare questo effetto a livello dei geni è possibile agire semplicemente sull’alimentazione, purché si riescano ad assumere dosi di polifenoli terapeutiche. E l’Italia, con il clima giusto e la giusta composizione del suolo è terreno fertile per la crescita di frutta e verdura ricche di queste molecole. A ciò si aggiunge la cultura culinaria italiana,

una cultura che sa come preparare il cibo per renderlo gustoso.

I polifenoli, infatti, tendono a conferire un sapore amaro e poco gradevole agli alimenti che li contengono, ma le abili doti culinarie degli italiani rendono gustosi anche pietanze che altrimenti non avrebbero conquistato il favore popolare contribuendo alla nascita della dieta mediterranea.

E gli omega 3? La scoperta dell’importanza dei polifenoli porta a relegarli in secondo piano?

In realtà il loro ruolo è rimasto immutato. Come ci ha spiegato Barry Sears le conoscenze accumulate negli anni hanno però suggerito la necessità di aumentarne ulteriormente l’assunzione. La loro fonte principale sono i pesci grassi, come lo sgombro o il tonno, che però presentano un problema: accumulano le sostanze tossiche con cui le attività umane contaminano i mari in cui vivono, e mangiarne grandi quantità può mettere in pericolo la salute. Per questo motivo la Dieta Zona e la Zona Mediterranea suggeriscono l’assunzione di integratori di omega 3.

Si può prendere olio di pesce e purificarlo per avere concentrazioni più elevate [di omega 3] e nei passaggi rimuovere i questi contaminanti

spiega Sears riferendosi ai processi di ottenimento degli di omega 3 di qualità elevata.

Questo è quindi uno dei pochi casi, in alimentazione, in cui il raffinato è meglio del naturale.

Ma come possono farlo i vegani e i vegetariani che escludono dalla loro alimentazione i prodotti derivati dal pesce?

Assumono omega 3 attraverso l’olio di semi di lino

ci ha spiegato Sears, precisando però che gli omega 3 presenti in questo prodotto sono del tipo a catena corta.

Questi omega 3 a corta catena non hanno un’azione antinfiammatoria. E’ solo quando vengono trasformati negli omega 3 più lunghi che hanno un’azione antinfiammatoria. Sfortunatamente negli esseri umani si tratta di un processo molto lento e inefficiente. Per questo [vegetariani e vegani] hanno bisogno di consumare da 50 a 100 volte il volume di olio di semi di lino per avere gli stessi benefici antinfiammatori che si otterrebbero dall’olio di pesce.

Fortunatamente, però, esiste un’alternativa: utilizzare come fonte di questi preziosi acidi grassi le alghe, che non sono altro che il cibo attraverso cui i pesci si arricchiscono di omega 3.

Al termine della nostra chiacchierata con Sears possiamo dirci soddisfatti: abbiamo trovato risposte a tutti i nostri dubbi sulla Zona Mediterranea. Nel farlo, però, potremmo avervene instillato un altro: cosa sarà mai questa “zona”?

La risposta si trova nello stesso libro di Sears:

La Zona è una condizione fisiologica reale e misurabile dell’organismo: uno stato metabolico che, una volta raggiunto, agisce rapidamente riducendo il rischio di obesità, diabete, cardiopatie e di molte altre malattie croniche.

Per questo né la Dieta Zona né la Zona Mediterranea sono da concepire prima di tutto come regimi dimagranti. Piuttosto, si tratta di un percorso per raggiungere un equilibrio ormonale costante attraverso l’alimentazione.

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