Allergie, quanto è efficace il vaccino? I consigli degli esperti
Ancora poco conosciuta, l'immunoterapia specifica potrebbe in realtà essere utile a moltissimi pazienti allergici. L'importante è seguire le raccomandazioni degli allergologi
Le allergie sono sempre più diffuse: secondo le stime entro il 2020 la rinite allergica colpirà un bambino su due e già oggi è un problema per 1 adulto su 5 e 1 bambino ogni 4. In modo simile, l’asma bronchiale colpisce il 10% circa della popolazione, mentre il 6% dei bambini e il 4% degli adulti ha a che fare con le allergie alimentari. A snocciolare questi dati è Massimo Triggiani, presidente uscente della Società Italiana Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica (SIAAIC), i cui esperti saranno riuniti fino a domani a Roma in occasione del 27° Congresso Nazionale, durante il quale c’è stata occasione anche di parlare dell’efficacia del vaccino contro le allergie.
Una soluzione, spiegano gli esperti, conosciuta solo dal 40% dei pazienti, nonostante ben il 50% degli allergici non sia soddisfatto del trattamento farmacologico. Ma di cosa si tratta esattamente? E quanto è efficace?
Il vaccino, noto anche come immunoterapia specifica, è un trattamento in grado di modificare la risposta del sistema immunitario che dura dai 3 ai 5 anni e i cui effetti, in termini di tempo, sono medio-lunghi. Solo uno specialista in grado di effettuare una diagnosi corretta di allergie e che conosca le regole per poterlo somministrare può prescriverlo.
Nel lungo-medio termine il suo uso riduce sia i sintomi dell’allergia che il bisogno di farmaci. I pazienti, però, sono spesso spaventati dall’idea che possa avere degli effetti collaterali. In realtà ad oggi non sono state rilevate conseguenze preoccupanti associate all’uso dei vaccini. Per di più accanto alla classica iniezione sottocutanea, che può sollevare qualche timore, è disponibile anche quella sublinguale, molto più sicura e più tollerata.
Questo tipo di terapia è esattamente equipollente a un farmaco normale, superando tutti quei pregiudizi che si erano consolidati e che risultano assolutamente infondati
ha spiegato Giorgio W. Canonica, neopresidente SIAAIC e direttore della Clinica Malattie Respiratorie e Allergologia dell’Università di Genova.
Ad oggi le percentuali di successo sono molto ampie, molto di più rispetto al passato, per vari motivi: innanzitutto per la qualità del prodotto, poi per le condizioni scientifiche che abbiamo a disposizione, e che ci permettono di scegliere le giuste terapie.
Attualmente nel caso delle allergie agli imenotteri la probabilità di successo del vaccino e del 98-99%, contro un 80% di efficacia delle terapie tradizionali. Secondo le stime a beneficiare della maggiore efficacia del vaccino potrebbero essere 9 persone su 10, ma come ha sottolineato Giovanni Passalacqua, esperto del Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche di Genova,
il vaccino non deve assolutamente sostituire i farmaci, che rimangono indispensabili per la cura: molti di questi sono estremamente efficaci nell’immediato, mentre il vaccino è un trattamento, con effetti a lungo termine, che dura dai tre ai cinque anni: i primi effetti si hanno dopo due-quattro settimane dall’inizio della cura. Una volta sospeso il corso vaccinico, gli effetti si mantengono dai tre ai cinque anni. Quando i sintomi peggiorano, si riparte con un nuovo ciclo.
Non funziona sul sintomo
ha precisato Canonica
ma sul cambiare la problematica immunologica del paziente, e quindi è un “controller” della terapia. In Italia l’80% del mercato dei vaccini è sublinguale, per motivazioni culturali. La migliore terapia è però quella disegnata sul paziente, perché non ce n’è una giusta in assoluto. Le linee guida non devono vincolare, ma dare le raccomandazioni corrette affinché il medico le possa applicare al singolo paziente.
Ecco quali sono i consigli degli allergologi:
- E’ fondamentale avere una diagnosi precisa, per sapere quale allergene incida principalmente sul proprio stato di salute, per ridurlo o evitarlo quando possibile.
- E’ indispensabile una prescrizione farmacologica adeguata.
- E’ importante anche un’educazione del paziente, per spiegargli qual è il disturbo, da cosa è causato, come può essere trattato, e perché segua attentamente la cura prescritta. Spesso, infatti, chi si lamenta della scarsa efficacia dei farmaci non ha seguito con la dovuta attenzione la prescrizione e i tempi della stessa.
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Via | Comunicato stampa