Alzheimer, da uno studio nuovi indizi: è trasmissibile?
L'ipotesi, sulle pagine di Nature, è ancora tutta da verificare
Un nuovo studio pubblicato da un gruppo di ricercatori svizzeri e austrici sulle pagine di Swiss Medical Weekly porta nuove prove della teoria secondo cui l’Alzheimer sarebbe trasmissibile attraverso alcune particolari procedure mediche e chirurgiche. Analizzando autopsie cerebrali di 7 pazienti deceduti a causa di forme di malattia di Creutzfeldt-Jakob sviluppate in seguito ad un trapianto di dura madre contaminati dai prioni responsabili di questa grave patologia, i ricercatori hanno infatti rilevato segni patologici dell’Alzheimer in ben 5 casi. Da qui l’ipotesi: i tessuti trapiantati sarebbero stati contaminati anche dai semi dell’Alzheimer, cioè tracce di proteina beta-amiloide.
La notizia arriva a pochi mesi di distanza da risultati simili pubblicati sulle pagine di Nature.
Tutti i nostri risultati sono consistenti
ha commentato John Collinge, caoutore dello studio precedente.
Il fatto che il nuovo studio mostri la stessa patologia emergente dopo una procedura completamente diversa aumenta le nostre preoccupazioni.
Nei casi analizzati su Nature la trasmissione dell’Alzheimer è infatti stata associata a iniezioni di ormone della crescita.
Gli scienziati sottolineano che nessuno dei due studi deve portare a temere di contrarre l’Alzheimer attraverso il contatto con un paziente affetto, e ricordano che oggi non vengono più utilizzate preparazioni derivanti da cadaveri. La scoperta potrebbe però avere importanti implicazioni cliniche, come la necessità di accertarsi che gli strumenti chirurgici non siano contaminati da beta-amiloide. Solo ulteriori studi potranno però permettere di togliere ogni dubbio su questa possibilità di trasmissione della malattia.
(s.s.)
Via | Nature
Lo studio su Nature
10 settembre 2015
E se anche l’Alzheimer fosse trasmissibile? E’ questa l’ipotesi degli autori di uno studio pubblicato su Nature in cui accumuli della proteina beta-amiloide associata all’Alzheimer sono stati identificati nel cervello di pazienti deceduti dopo aver sviluppato la malattia di Creutzfeldt-Jakob attraverso iniezioni di ormone della crescita contaminato da prioni.
Secondo i ricercatori l’ormone potrebbe essere stato contaminato da beta-amiloide. Non è però possibile escludere che a scatenare l’accumulo della proteina sia stata in realtà la malattia di Creutzelfdt-Jakob. Per di più non sono stati riscontrati altri fattori tipicamente associati all’Alzheimer, come l’accumulo di proteina tau.
Resta il fatto che la presenza di beta-amiloide nei campioni analizzati è inspiegabile: nessuno degli individui dai cui provengono era infatti a rischio Alzheimer, e come ha spiegato John Collinge, coresponsabile dello studio, alla loro età
questo tipo di patologia non compare a meno di una predisposizione genetica.
Per questo i ricercatori intendo approfondire ulteriormente gli studi.