Alzheimer ed ereditarietà: rischi maggiori per i cugini e bisnipoti dei pazienti?
Il rischio di Alzheimer aumenta anche per coloro che hanno parenti di secondo e terzo grado che hanno avuto la malattia.
Avere un genitore con la malattia di Alzheimer può aumentare il rischio che una persona sviluppi questa condizione, ma una nuova ricerca suggerisce che anche avere parenti di secondo e terzo grado che hanno avuto l’Alzheimer può aumentare tale rischio. A suggerirlo è un nuovo studio pubblicato sulla rivista Neurology. Gli autori ricordano che i parenti di secondo grado sono quelli che comprendono nonni, zie e zii legati dal sangue e fratelli che condividono un genitore, mentre quelli di terzo grado sono quelli che comprendono i bisnonni, i prozii, le prozie e i cugini di primo grado.
La storia familiare rappresenta un importante indicatore del rischio per il morbo di Alzheimer, ma la maggior parte delle ricerche si concentra sulla demenza nei familiari più stretti, mentre il nostro studio ha cercato di osservare il quadro familiare più ampio
spiegano gli autori, i quali hanno esaminato il Database della popolazione dello Utah, analizzando un totale di 270.800 persone per almeno tre generazioni di dati genealogici. I ricercatori hanno scoperto che le persone con un parente di primo grado con malattia di Alzheimer avevano un rischio maggiore del 73% di sviluppare la malattia, ma hanno anche constatato che il rischio è elevato anche per coloro che hanno parenti di secondo e terzo grado.
Sempre più persone cercano stime in merito al proprio rischio genetico di sviluppare la malattia di Alzheimer. I nostri risultati indicano l’importanza che i medici tengano in considerazione la storia familiare completa di una persona, che si estenda oltre i loro familiari stretti.
Gli autori spiegano che ci sono ancora molte incognite in merito al perché una persona possa sviluppare la malattia di Alzheimer. Una storia familiare della malattia non è l’unica causa possibile: ci possono essere cause ambientali, o entrambe le cose.
C’è ancora bisogno di molta più ricerca prima di poter dare alle persone una previsione più accurata del loro rischio di sviluppare la malattia.
via | ScienceDaily
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