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Il bilinguismo protegge il cervello dal rischio di Alzheimer?

Parlare più di una lingua influenza il rischio di soffrire di Alzheimer. Ecco cosa rivela un nuovo studio.

Il bilinguismo protegge il cervello dal rischio di Alzheimer?

Parlare più di una lingua può influenzare la salute del nostro cervello. A confermalo è un nuovo studio condotto dai membri della York University, secondo cui il bilinguismo può ritardare i sintomi dell’Alzheimer. Questo perché l’uso del linguaggio attiva le regioni di tutto il cervello, e il bilinguismo può aumentare la riserva cognitiva e ritardare quindi l’età di insorgenza dei sintomi della malattia di Alzheimer nei pazienti anziani.

Detto ciò, nonostante il bilinguismo possa effettivamente ritardare l’insorgenza dei sintomi, una volta diagnosticato, il declino della malattia di Alzheimer risulta essere molto più rapido rispetto a quello registrato nelle persone che parlano una sola lingua, perché la malattia si manifesta quando è in uno stadio avanzato.

Nello studio durato cinque anni i ricercatori hanno seguito un campione di 158 pazienti, ai quali era stata diagnosticata una lieve compromissione cognitiva. Le persone che parlavano due lingue avevano una riserva cognitiva elevata, mentre quelle che ne parlavano una avevano una riserva cognitiva bassa. I ricercatori hanno quindi seguito i volontari per determinare il momento in cui le diagnosi cambiavano da lieve decadimento cognitivo alla malattia di Alzheimer.

Secondo quanto emerso dallo studio, il tempo di conversione per le persone bilingue era di 1,8 anni dopo la diagnosi iniziale, quindi significativamente più veloce rispetto a quello registrato in coloro che parlavano una sola lingua (2,6 anni per passare dal lieve decadimento cognitivo alla malattia di Alzheimer).

Questa differenza suggerisce che i pazienti bilingue avevano una neuropatologia più grave al momento della diagnosi rispetto ai monolingue.

Immagina dei sacchi di sabbia che trattengono le porte di un fiume. A un certo punto il fiume vincerà. La riserva cognitiva sta trattenendo l’ondata, e al punto in cui erano quando gli è stato diagnosticato un lieve deficit cognitivo, i pazienti avevano già una patologia sostanziale, ma non c’erano prove di ciò perché erano in grado di “funzionare” per via della riserva cognitiva. Quando ciò non è stato più possibile, le porte sono state completamente spazzate via, quindi l’inondazione è stato più veloce. Eppure si è avuto più tempo per godersi la terraferma.

Alla luce di quanto emerso, gli esperti spiegano che, dal momento che non esiste un trattamento efficace per l’Alzheimer o demenza, ciò che possiamo fare è cercare di mantenere al meglio le nostre funzioni cognitive, magari anche apprendendo una nuova lingua!

via | Eurekalert

Foto da Pixabay

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