In questi giorni si sente tanto parlare di anticorpi monoclonali, ma cosa sono esattamente? A cosa servono? Quali malattie possono curare? E possono avere degli effetti collaterali? Cercheremo di dare una risposta a tutte queste tue domande. Con anche una piccola curiosità: gli anticorpi monoclonali si usano anche in Medicina Veterinaria. Come? Per esempio nella terapia del dolore osteoarticolare dei cani grazie all’anticorpo monoclonale INN-bedinvetmab. O anche nel trattamento di atopie e prurito allergico canino, grazie al lokivetmab.
Con il termine di anticorpi monoclonali (acronimo MAb, dall’inglese Monoclonal AntiBody) si intende anticorpi che agiscono contro un unico antigene. Possono anche essere definiti come proteine create in laboratorio che sono caratterizzate da elevata specificità verso un preciso antigene. Un’altra loro particolarità è che possono essere prodotti in quantità illimitate tramite tecniche di ingegneria genetica (DNA ricombinante) e immunologia cellulare.
Solitamente sono prodotti da un linfocita B specifico, un clone cellulare immortale. Gli anticorpi prodotti da questo clone sono tutti uguali fra di loro e agiscono tutti nello stesso modo. In questo modo si differenziano dagli anticorpi policlonali.
Quando si parla di nomenclatura degli anticorpi monoclonali si intende uno schema di denominazione che viene solitamente usato per dare un nome generico a questi anticorpi. Come anticipavamo, gli anticorpi sono proteine prodotte dai linfociti di tipo B. Lo schema per la denominazione di tali anticorpi è quello che viene usato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tramite l’INN (International Nonproprietary Names).
Tutti i nomi degli anticorpi monoclonali finiscono col suffisso -mab (Monoclonal Antibody). C’è poi un prefisso variabile, una radice target che indica la categoria della malattia per cui viene impiegato e una radice fonte che indica quale sia la sorgente quell’anticorpo.
Gli anticorpi monoclonali terapeutici possono essere distinti in:
Un’altra classificazione degli anticorpi monoclonali li distingue in:
Per produrre degli anticorpi monoclonali è necessario ottenere tramite isolamento e coltura in vitro uno specifico linfocita B. Il problema, però, è che i linfociti B coltivati in vitro tendono a morire dopo poco tempo, per cui è difficile che possano diventare una fonte di produzione continuativa e duratura di anticorpi.
Per questo motivo i linfociti B prescelti, dopo essere stati isolati, ecco che vengono fusi con cellule trasformare mielomatose capaci di far sopravvivere a lungo i linfociti. Queste cellule ibride, definite ibridomi, sono coltivate in vitro e possono non solo avere una durata di vita maggiore, ma possono anche produrre una maggior quantità di anticorpi.
Solitamente il mieloma maggiormente usato è quello di topo: la fusione fra i linfociti B (che provengono o dalla milza o dai linfonodi di un animale immunizzato) e e il mieloma può avvenire grazie a promotori di fusione di membrana (polietilenglicole).
Il terreno di tipo selettivo nel quale sono coltivate queste cellule ibride è l’HAT (Hypoxantine-Aminopterin-Thymidine): è definito come selettivo perché è capace di far crescere solo l’ibridoma, mentre inibisce la crescita dei mielomi e delle cellule della milza non ancora fuse.
Una volta ottenuti gli ibridomi, ecco che vengono separati per tipi in pozzetti appositi e poi testati tramite test ELISA non competitivo indiretto. Questo serve per capire quali siano gli ibridomi che riescono a sintetizzare e produrre l’anticorpo voluto. Quelli che sintetizzano gli anticorpi giusti possono poi essere o coltivati in vitro o conservati anche in azoto liquido per essere usati quando serve.
Gli anticorpi monoclonali, di base, funzionano come tutti gli altri anticorpi. Essendo delle proteine globulari, all’interno della loro struttura si trova una regione costante e alcune regioni variabili. In queste ci sono i siti di legame specifici per gli antigeni. Questi sono in grado di riconoscere gli antigeni. Nel caso di anticorpi policlonali, possono essere riconosciuti diversi tipi di antigeni, mentre nel caso degli anticorpi monoclonali ne viene riconosciuto uno specifico. Quando l’anticorpo si lega al suo antigene specifico, ecco che si scatena la risposta immunitaria il cui fine ultimo è quello di eliminare il patogeno di turno.
La differenza fra anticorpi policlonali e anticorpi monoclonali è che questi ultimi si legano con un antigene solo, in modo da ottenere una più mirata e precisa risposta immunitaria.
Gli anticorpi monoclonali trovano impiego sia in ambito diagnostico che in quello terapeutico. Partendo da quello diagnostico, si usano per confermare o escludere la presenza di un certo antigene (in alcuni casi specifici si può anche misurarne la quantità). Si usano per cercare:
Inoltre si usano anche nei test di gravidanza.
Per quanto riguarda le terapie, abbiamo anticorpi monoclonali usati come:
Parlando di effetti collaterali degli anticorpi monoclonali, dipendono dal tipo di anticorpo usato, dalla malattia di base e da forme di ipersensibilità del paziente nei confronti del farmaco. Questo perché, come tutti i farmaci, anche gli anticorpi monoclonali possono avere effetti collaterali e indesiderati. Questi sono alcuni effetti collaterali che si possono vedere in corso di somministrazione di MAb:
Per la terapia della Covid-19 si stanno studiando terapie a base di anticorpi monoclonali. Per esempio, pare che risultati buoni si abbiano con il cocktail di anticorpi monoclonali Caririvimab -Imdevimab. Un’altra terapia monoclonale in corso di studi è quella nota con la sigla AZD7442. Inoltre, mentre finora la maggior parte delle terapie con MAb sono state effettuate per infusione, in realtà alcune aziende stanno sperimentando forme di somministrazione per via sottocutanea, il che renderebbe più semplice la somministrazione del farmaco.
Così come stanno ora le cose, infatti, l’infusione di anticorpi monoclonali deve avvenire in ospedale (anche per tenere sotto controllo eventuali reazioni allergiche).
Se soffri di una delle patologie sopra indicate, prova a chiedere al tuo medico curante o allo specialista che ti ha in cura informazioni in merito all’uso degli anticorpi monoclonali. Considera anche ci sono alcuni limiti al loro utilizzo. Oltre ai possibili effetti collaterali, bisogna anche considerare il fatto che si tratta di terapie costose (il costo di produzione degli anticorpi monoclonali è abbastanza elevato) e che, a volte, capita che l’organismo produca a sua volta anticorpi contro questi MAb, rendendo non efficace la terapia.