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Arriva il pacemaker che si ricarica come un orologio automatico

Messo a punto, manco a dirlo, in Svizzera, promette di rivoluzionare la vita di chi ha bisogno di un aiuto per far battere regolarmente il cuore

Arriva il pacemaker che si ricarica come un orologio automatico

Arriva dalla Svizzera, patria degli orologi più precisi al mondo, il nuovo pacemaker che non ha bisogno di batterie. Adattando la tecnologia che permette ai cosiddetti “orologi automatici” di ricaricarsi sfruttando i movimenti del polso di chi li indossa, i ricercatori dell’Università di Berna hanno infatti trovato il modo per alimentare i pacemaker con il battito del cuore.

“I pacemaker hanno due punti deboli”, ha spiegato Adrian Zurbuchen, ricercatore dell’ateneo svizzero, presentando il nuovo sistema al congresso dell’European Society of Cardiology in corso in questi giorni a Barcellona (nel video in apertura del post l’intervento di Zurbuchen). Uno di questi è la durata di vita limitata delle loro batterie. Per questo motivo gli esperti stanno cercando fonti di alimentazione alternative rispetto a quelle tradizionali che non richiedano ai pazienti di essere sottoposti a ripetuti interventi. Già in passato sono stati presentati pacemaker che possono essere ricaricati wireless, ma la proposta dei ricercatori di Berna va anche oltre, eliminando la necessità di qualsiasi ricarica, con o senza fili.

Infatti una volta impiantato sull’epicardio, la membrana che avvolge esternamente il cuore, il nuovo strumento è in grado di convertire in energia elettrica l’energia meccanica derivante dalle contrazioni del muscolo cardiaco, accumulata attraverso una molla presente al suo interno. Il suo utilizzo è già stato sperimentato su un maiale di 60 kg, dimostrando che il sistema riesce a generare una media di 52 microwatt a fronte di un consumo per i moderni pacemaker di soli 10 microwatt. “Ciò”, ha sottolineato Zurbuchen, “risponde alla nostra domanda centrale su se il movimento del cuore potesse essere convertito in una quantità di energia elettrica superiore rispetto alle richieste energetiche dei pacemaker moderni”.

Ora i ricercatori intendono lavorare per cercare di ridurre le dimensioni e il peso del prototipo, in modo da renderlo più sensibile ai movimenti del cuore. Non è inoltre da escludere che in futuro la tecnologia trovi impiego anche in altri apparecchi utilizzati in medicina, come defibrillatori e pompe per il rilascio controllato di farmaci.

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