L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria cronica e sistemica, che interessa le articolazioni (sia quelle grandi che quelle piccole) e che può colpire anche altri organi, ad esempio polmoni, occhi, vasi sanguigni e cute. Questa condizione tende a manifestarsi più frequentemente nelle donne rispetto che negli uomini, e i primi sintomi si presentano generalmente fra i 40 e i 50 anni di età.
Ma come esordisce l’artrite reumatoide? Quali sono i sintomi da riconoscere? E soprattutto, esiste un trattamento per combattere questa malattia?
In questo articolo vedremo tutto ciò che bisogna sapere in merito a questa condizione e ai possibili trattamenti e rimedi.
L’artrite reumatoide (AR) colpisce più spesso le persone intorno ai 40/50 anni di età. Nello specifico, sembra che le donne corrano un rischio di circa 3 volte maggiore rispetto agli uomini.
Si stima che la malattia possa colpire circa l’1% della popolazione adulta, e in alcuni casi (ma non sempre) si registra una certa frequenza fra gli stessi membri della famiglia.
Tra i fattori di rischio per l’artrite reumatoide vi sono anche il vizio del fumo e l’obesità.
Esiste una forma di artrite reumatoide giovanile, che colpisce i bambini (i sintomi si manifestano prima dei 16 anni di età). In tal caso, si parla di Artrite idiopatica giovanile (AIG). Se diagnosticata e curata in tempo, la malattia tende ad andare incontro a remissione.
Appartenente alla categoria delle malattie autoimmuni, la patologia si manifesta quando il sistema immunitario attacca erroneamente i tessuti del proprio corpo.
Ciò che sappiamo è che in presenza di questa condizione, alcuni componenti del sistema immunitario attaccano dunque i tessuti molli che ricoprono le articolazioni (il cosiddetto tessuto sinoviale) e il tessuto connettivo in molte parti del corpo.
Con l’aggravamento della malattia, cartilagine, osso e legamenti delle articolazioni tendono a erodersi, e ciò comporta una progressiva deformazione degli arti, una maggiore instabilità e la formazione di tessuto cicatriziale all’interno dell’articolazione.
A provocare una simile condizione potrebbero essere diversi fattori, fra cui la predisposizione genetica e fattori ambientali, che a loro volta possono influenzare anche l’evoluzione e il decorso della malattia.
I primi sintomi della malattia tendono a manifestarsi fra i 40 e i 50 anni di età. Il soggetto potrebbe andare incontro a fenomeni di remissione dei sintomi e a successive fasi di riacutizzazione. L’AR è comunque considerata una malattia progressiva, i cui sintomi potranno manifestarsi in modo graduale o in maniera più repentina.
Vediamo quali sono i campanelli d’allarme in caso di artrite reumatoide. I primi sintomi della malattia sono:
La malattia può colpire tutte le articolazioni, ma nella maggior parte dei casi si manifesta nelle piccole articolazioni, come:
L’AR è definita come una malattia sistemica. Ciò vuol dire che questa condizione può colpire più organi, e non solo le articolazioni. L’artrite reumatoide può inoltre essere associata ad altre patologie, come:
La diagnosi di artrite reumatoide si basa inizialmente sui sintomi manifestati dal paziente. Il medico potrebbe sospettare un caso di AR se il soggetto dovesse presentare gonfiore ricorrente alle articolazioni chiaramente non provocato da altre condizioni o malattie.
Il medico consiglierà inoltre l’esecuzione di esami del sangue e radiografie.
Per individuare la malattia vi sono dei criteri classificativi ben precisi, che comprendono il numero delle articolazioni coinvolte, la durata dei sintomi ed esami del sangue per identificare i livelli ematici di:
Non esiste un solo e unico farmaco per il trattamento dell’artrite reumatoide. La malattia va affrontata da diversi fronti. Lo specialista consiglierà l’assunzione di immunosoppressori e di cortisone a cicli nelle fasi in cui la patologie è attiva.
Saranno inoltre consigliati farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per tenere sotto controllo il dolore.
Qualora il paziente non dovesse rispondere a questi tipi di trattamenti, potranno essere impiegati farmaci biologici, anticorpi monoclonali e altri trattamenti più specifici.
Spesso, nel trattamento della malattia, questi farmaci sono impiegati in combinazione fra loro.
Normalmente il piano terapeutico indicato dallo specialista è in grado di ridurre i sintomi in maniera efficace. Tuttavia esiste una percentuale di pazienti nei quali la malattia continua a manifestarsi in maniera talvolta invalidante.
In alcuni casi è consigliato l’intervento chirurgico, opzione valida quando i trattamenti farmacologici non sono in grado di garantire un’adeguata qualità della vita per il paziente.
Nella maggior parte dei casi, il paziente può ottenere ottimi risultati conducendo uno stile di vita adeguato e seguendo la giusta terapia farmacologica. Inoltre, molti esperti ritengono che anche una corretta alimentazione e l’abbandono di comportamenti dannosi per la salute (come il vizio del fumo e l’abuso di alcol) possano migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Vediamo quali sono alcune misure in grado di ridurre il disagio provocato dalla malattia.
Oltre al trattamento farmacologico, potrebbe essere utile seguire un percorso fisioterapico che comprenda esercizi per mantenere flessibili le articolazioni, massaggi e approcci volti a ridurre i sintomi e a migliorare la mobilità del paziente.
Il riposo rappresenta uno dei punti fondamentali per il miglioramento della qualità della vita del soggetto. Tuttavia, non bisogna sottovalutare anche i benefici di uno stile di vita attivo. Quando l’infiammazione è in fase di remissione, può essere utile svolgere dell’attività fisica leggera. Ricorda però di non affaticarti troppo. Molti pazienti traggono giovamento dall’esecuzione di esercizi fisici in acqua calda, ma chiedi prima conferma al tuo medico, ed evita di fare sport senza la guida di una persona preparata ed esperta.
In alcuni casi, anche dei dispositivi appositi (dispositivi di assistenza) possono risultare utili nel migliorare la qualità della vita dei soggetti affetti da questa condizione.
In particolar modo, le articolazioni rigide possono essere trattate mediante l’utilizzo di apposite stecche che servono a stendere gradualmente l’articolazione. Inoltre, potresti trarre giovamento grazie ad apposite calzature ortopediche in grado di rendere meno dolorosa la deambulazione, o ancora potresti utilizzare degli appositi accessori per prendere gli oggetti senza doverti necessariamente abbassare o senza dover usare le mani.
Ma esiste una dieta per l’artrite reumatoide? Nonostante secondo molte persone la malattia possa essere tenuta sotto controllo con una corretta alimentazione, in realtà non vi sono prove a conferma di una simile ipotesi.
È tuttavia chiaro che un’alimentazione sana ed equilibrata rappresenti un ottimo alleato per il miglioramento della qualità della vita del paziente.
Nello specifico, gli alimenti benefici da portare in tavola sono:
Fra gli alimenti da evitare in caso di AR vi sono invece la carne rossa, gli alimenti con zuccheri aggiunti o quelli contenenti troppo sale, i cibi con glutine e quelli altamente trasformati (come i cibi del fast food e i cereali ultra raffinati).
Tutti questi alimenti possono aumentare l’infiammazione e quindi peggiorare i sintomi della malattia.
Il decorso della malattia è difficile da prevedere. I sintomi si manifestano più rapidamente durante i primi anni, e comportano delle deformazioni permanenti entro i primi 10 anni dal loro esordio.
Gli esperti concordano nel dire che l’AR diminuisce l’aspettativa di vita di 3-7 anni.
Fra le più frequenti cause di morte nei pazienti con artrite reumatoide vi sono le complicazioni cardiache, emorragie e infezioni, ma anche eventuali effetti collaterali legati all’assunzione dei farmaci.