Asma e BPCO: un ricovero su 10 potrebbe essere evitato
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e Asma Bronchiale affliggono moltissimi italiani. Ecco com’è la situazione nel nostro Paese.
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e Asma Bronchiale affliggono moltissime persone nel nostro Paese. Si stima infatti che siano 6 milioni gli italiani con BPCO, tre milioni coloro che soffrono di asma, e 300mila quelli con asma grave, ma fortunatamente sono in arrivo nuovi farmaci che consentiranno una terapia più personalizzata. Proprio per trattare questo delicato argomento, da domani fino a venerdì 20 Gennaio, si terrà a Verona il 20° Congresso Nazionale sulle Malattie Respiratorie “Asma Bronchiale e BPCO: nuovi obiettivi, nuovi rimedi, nuove strategie”, dove si discuteranno gli ultimi dati relativi alle malattie respiratorie, con la partecipazione di 350 gli specialisti.
In questa occasione saranno trattate tematiche come il problema dell’appropriatezza terapeutica in Italia, il tema degli erogatori dei farmaci respiratori per via inalatoria; le nuove terapie biologiche per il trattamento dell’asma; i costi e la sostenibilità di Asma e BPCO nel nostro Paese. Secondo gli esperti, le malattie respiratorie in Italia sono la terza causa di morte per gli uomini, e la quinta causa per le donne. Tali malattie rappresentano inoltre, dopo le malattie del sistema circolatorio e i tumori, la terza causa di morte nell’Unione Europea, con una media di 83 morti per 100 000 abitanti registrate nel 2013.
Tornando all’Italia, sembra che il Veneto sia la Regione che ricorre meno alle ospedalizzazioni per BPCO, e ciò probabilmente perchè in questa regione il sistema funziona meglio rispetto ad altre regioni del nostro Paese:
E’ alta, in Italia, la percentuale (12-15%) di ricoveri inappropriati
spiegano gli esperti
che potrebbero essere gestiti sul territorio, in maniera ben più appropriata. Non è dimostrato, né certo, , però, che questi numeri corrispondano ad un effettivo miglioramento o peggioramento delle condizioni di salute, perché potrebbe essere una conseguenza della forte limitazione delle ospedalizzazioni richiesto dalle istituzioni negli ultimi anni.