Autolesionismo: casi in aumento fra i giovani
I casi di autolesionismo sono in aumento anche in Italia. Ecco cosa spiega l'esperto.
L’autolesionismo è un problema che interessa sempre più adolescenti e giovani ragazzi e ragazze, che ferendo il proprio corpo cercano di sfuggire da una sofferenza emotiva per loro difficile da accettare e sopportare. Secondo quanto emerso da un nuovo studio pubblicato sulle pagine della rivista Suicide e condotto dai membri dell’Università del Queensland, sembra che a farsi volutamente del male sia in media un adolescente su cinque. In Italia invece a soffrire di autolesionismo sembra essere un adolescente su 7.
Gli esperti spiegano che generalmente il primo episodio di self harming avviene all’età di 15 anni, ma non mancano i casi di adolescenti che iniziano a “farsi del male” all’età di 17 o 18 anni. C’è chi considera l’autolesionismo come una vera e propria droga da cui si diventa dipendenti, al punto tale da non riuscire più a smettere di ferirsi.
Autolesionismo in adoelscenza: il parere dell’esperto
Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, spiega che questo fenomeno è spesso collegato alla rabbia. L’esperto aggiunge inoltre che esistono due forme di autolesionismo, uno suicidario e uno non suicidaria.
L’autolesionismo è una strategia di regolazione emotiva di fronte a ciò che viene vissuto come intollerabile e indesiderabile, ferendosi la persona cerca di trasformare la sofferenza emotiva, che non sa gestire, in una sofferenza fisica che lo distrae, sentendosi così sollevato.
Purtroppo attualmente non esistono molti tipi di trattamenti per arginare il problema, ma sembra che la cosiddetta terapia parlata (ovvero la terapia dialettica comportamentale, dove le persone apprendono delle abilità che gli permettono di resistere al bisogno di ferirsi), sviluppata per trattare le personalità borderline, possa offrire effetti positivi e benefici.
via | Ansa
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