Batteri multiresistenti agli antibiotici: in Italia uno dei tassi più alti d’Europa
L’Italia ha uno dei tassi di resistenza agli antibiotici più alti d’Europa: le infezioni ospedaliere compaiono in circa 3 casi ogni 1.000 ricoveri acuti che avvengono in Italia, con un impatto sul Servizio Sanitario compreso tra i 72 e 96 milioni di euro.
Sono sempre più forti e resistenti. Triste primato per l’Italia, dove la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate in Europa e quasi sempre al di sopra della media europea. Le infezioni ospedaliere compaiono in circa 3 casi ogni 1.000 ricoveri acuti che avvengono in Italia, con un impatto sul Servizio Sanitario compreso tra i 72 e 96 milioni di euro. Giovanni Di Perri, Professore Ordinario e Direttore della Clinica di Malattie Infettive all’Università degli Studi di Torino, ha commentato:
«I batteri hanno la capacità di modulare la propria esistenza attraverso la selezione di mutazioni nel genoma che codificano per proprietà che all’origine non erano espresse questi microrganismi replicano continuamente e rapidamente il proprio patrimonio genetico ma nel copiare fanno diversi errori in modo del tutto casuale, eccetto quando è presente un selettore, come l’antibiotico, che seleziona proprio i batteri resistenti».
I dati europei restano comunque abbastanza preoccupanti. Secondo l’European Centre for Disease Control (ECDC) ogni anno nel Vecchio Continente 25.000 persone muoiono a causa di infezioni da germi resistenti con un impegno finanziario vicino a 1,5 miliardi di euro. Nel mondo, sono circa 700.000 i decessi dovuti alle infezioni resistenti.
Se poi si fanno delle proiezioni future, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) prevede che da qui al 2050 i “superbug” saranno responsabili di almeno 10 milioni di decessi annui diventando la prima causa di morte al mondo. Ranieri Guerra, Assistant Director General, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato:
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è dotata di un Piano globale per arginare le antimicrobico-resistenze. L’Italia è uno dei pochi Paesi a gestire insieme la salute umana, animale e ambientale: è necessario che possa portare avanti questa singolarità per raggiungere gli standard dei Paesi europei nella gestione dell’antibiotico-resistenza”.