
Complice lo stress, il bruxismo fa sempre più vittime tra gli italiani. Secondo Gianfranco Prada, presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi)
il disturbo riguarda ormai il 10% dei connazionali. Ma con la crisi i numeri sono destinati ad aumentare.
Il problema è stato discusso durante un incontro promosso proprio dall’Andi a Roma, dal quale è emerso che le origini della cattiva abitudine di digrignare i denti sono di tipo puramente psicologico. Serrare le mascelle è, infatti, un riflesso messo in atto per scaricare gli stress accumulati durante la giornata. Non a caso a soffrire di bruxismo sono soprattutto le persone formali e controllate che, non riuscendo ad esprimersi liberamente, sfogano le tensioni digrignando i denti, soprattutto durante la notte, mettendo, così, a rischio la propria salute.
Il bruxismo non è, infatti, solo un problema di rumori prodotti dallo sfregamento. A lungo andare questa abitudine può danneggiare fortemente la struttura dei denti, ma non solo. A volte chi ne soffre serra le mascelle così fortemente da svegliarsi con la bocca indolenzita e i muscoli del viso affaticati. Altri sintomi che possono accompagnare questo disturbo sono ronzii alle orecchie, capogiri e cefalee, problemi che si possono evitare semplicemente rivolgendosi per tempo al dentista.
Esistono, infatti, delle soluzioni efficaci per porre rimedio al bruxismo prima che possa creare problemi più seri: si tratta dei bite, apparecchi da indossare come fossero dei paradenti e che possono anche essere costruiti su misura.
Prada ha, però, evidenziato un problema.
Molti rimandano l’intervento a causa dell’eccessivo costo
ha spiegato il presidente Andi.
Infatti non mancano persone che si affidano al fai da te e comprano appositi apparecchi nelle farmacie per risparmiare.
I bite in vendita nelle farmacie sono, infatti, del tipo automodellante, ossia sia adattano alla dentatura eseguendo delle istruzioni contenute nella confezione dell’apparecchio. Il dentista può, invece, mettere a punto bite rigidi personalizzati lavorando su uno stampo della dentizione del paziente. Resta da capire quando può essere sufficiente un apparecchio del primo tipo e quando, invece, vale la pena di affrontare una spesa maggiore per farne costruire uno su misura.