Business della vendita dei virus, l’inchiesta dell’Espresso
L'Espresso ha condotto un'inchiesta davvero molto allarmante, che spiegherebbe il particolare business della vendita dei virus: ecco che cosa hanno scoperto e in che cosa consisterebbe questo business.
L’Espresso ha pubblicato un’inchiesta che ha davvero dell’incredibile: lo sapevate che potrebbe esistere un vero e proprio business dei virus? Si tratta di un’indagine segreta condotta dai Nas e dalla Procura di Roma, che ipotizza un traffico illegale di virus, con accordi tra gli scienziati e le aziende per poterli diffondere in maniera capillare. Un’inchiesta che potrebbe delineare un nuovo quadro della diffusione dei virus, se venissero confermate le ipotesi in merito ad un vero e proprio traffico internazionale di virus.
Gli investigatori dei Nas, infatti, ipotizzano che dietro le epidemie di alcuni virus ci sia un vero e proprio business, una strategia commerciale dell’industria del settore, volta a creare allarmismo e ad amplificare rischi e pericoli di diffusione, che portano i cittadini ad allarmarsi e le autorità sanitarie ad adottare provvedimenti di emergenza per arginare il fenomeno.
L’inchiesta, aperta da investigatori americani sulle confessioni del manager della filiale italiana di Merial Paolo Candoli, parla di virus dell’aviaria spediti in pacchi anonimi dall’estero al nostro paese, un fatto che desterebbe sconcerto, oltre che violare tutte le possibili e immaginabili norme di sicurezza: fatto che avrebbe come scopo ultimo quello di creare ad hoc allarmismi per le epidemie e corse al rifornimento e alla produzione di vaccini contro questi virus.
I benefici per le industrie del settore sarebbero molti, con un giro di affari stimato intorno alle centinaia di euro, secondo quanto riportato da questa indagine segreta volta a ricostruire lo sfruttamento da parte di alcuni manager (senza scrupoli, se fossero confermate le ipotesi!) dell’allarme per l’influenza aviaria nel nostro paese: ricordiamo che nel 2005 il governo Berlusconi acquistò farmaci contro il virus per 50 milioni di euro, farmaci che non sono mai stati utilizzati perché l’epidemia non c’è stata.
E tra i nomi dei possibili implicati in questa vicenda, ci sarebbe anche una famosa ricercatrice italiana, come Ilaria Capua: lei e altri funzionari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sarebbero già stati iscritti nel registro degli indagati con accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso di ufficio e inoltre per il traffico illecito di virus. Accuse che se confermate potrebbero essere davvero preoccupanti sullo stato di salute dell’industria legata a questo settore!
Foto | da Flickr di jiparis
Via | L’espresso
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