Carenza di ferro, la stanchezza può essere curata con gli integratori?
La stanchezza può essere sintomo di una carenza di ferro. Ma come esserne sicuri? Scopriamolo insieme!
La carenza di ferro è una situazione che mette in serio pericolo la salute. Questo minerale, fondamentale per il trasporto dell’ossigeno dai polmoni agli altri organi e tessuti del corpo umano, influenza anche l’energia a disposizione per affrontare gli impegni quotidiani. Per questo quando le sue quantità non sono sufficienti (una situazione comunemente nota come anemia) è facile sentirsi affaticati, avere a che fare con cambiamenti dell’umore e sovraccaricare di lavoro il sistema immunitario.
In effetti la stanchezza è il sintomo principale della carenza di ferro. A questa possono aggiungersi mal di testa, affanno respiratorio, nausea e vertigini. Non solo, quando il ferro non è sufficiente a soddisfare le esigenze dell’organismo è possibile avere a che fare con ulcere alla bocca, unghie fragili e herpes. I più piccoli possono anche perdere l’appetito e manifestare problemi comportamentali.
Ricorrere subito all’assunzione di integratori non è però la scelta più saggia, prima di tutto perché nessuno di questi segnali è un sintomo inconfondibile di carenza di ferro. Bisogna poi tenere conto del fatto che anche quantità eccessive di questo elemento possono essere dannose per la salute, soprattutto per i bambini. Scopriamo come capire quando potrebbe essere utile ricorrere a questi prodotti.
Buon sangue non mente
Prima di attribuire la stanchezza ad una carenza di ferro è indispensabile valutare tutte le possibili cause della sensazione di spossatezza. Da questo punto di vista è fondamentale fare un’attenta analisi della propria vita, chiedendosi innanzitutto se si sta vivendo un periodo di stress o se non si è dormito bene per qualche giorno.
Se dopo aver risposto a domande di questo tipo non si trova una semplice plausibile spiegazione alla stanchezza e se il problema persiste per più settimane è meglio rivolgersi al medico, che con tutta probabilità prescriverà un esame del sangue per verificare un’eventuale carenza di ferro. I parametri che andranno indagati sono tre: la quantità di ferro libero, quella di ferro legato alla transferrina (una proteina del sangue) e le riserve di ferro, indicate dai livelli di ferritina.
Infatti in caso di cali di ferro la ferritina diminuisce per far fronte alla situazione. Di conseguenza anche la percentuale di ferro legata alla transferrina diminuisce. In alcune situazioni anche il ferro libero diminuisce. Quando questa situazione si prolunga nel tempo si finisce per sviluppare la carenza vera e propria.
Quando le analisi del sangue confermano l’esistenza di questa situazione il medico provvederà ad indagare i motivi alla base della carenza. Per le donne in età fertile con un ciclo abbondante il problema può non destare grandi preoccupazioni: con tutta probabilità è proprio l’entità del flusso a generare la carenza. Diverso è il caso degli uomini, dei bambini e delle donne in menopausa. Anche in questo caso sarà solo il medico a poter stabilire come procedere.
Nemmeno a diagnosi conclusa è sicuro che la decisione migliore sia l’assunzione di integratori a base di ferro. Il medico potrebbe anche raccomandare di modificare la propria alimentazione. Il ferro è infatti abbondante nella carne rossa, nei legumi, nella frutta secca, nella verdura a foglia verde e in altri alimenti. In altri casi l’esperto potrebbe consigliare di assumere ferritina. L’importante è sempre seguire scrupolosamente le indicazioni ricevute per evitare effetti collaterali sulla salute, come costipazione, nausea, vomito, diarrea e difficoltà di assorbimento di altri minerali, ad esempio il calcio.