Cataratta, quando serve l’intervento e quali sono le complicazioni
La cataratta si può curare solamente con un intervento chirurgico, in regime ambulatoriale. Si torna a vedere abbastanza bene dopo poche ore. Ovviamente, potrebbero – seppur rare – subentrare delle complicazioni.
La cataratta può essere congenita o senile. Nella maggior parte dei casi si manifesta dopo i 50 anni ed è causata dall’opacizzazione del cristallino. Il risultato è l’annebbiamento della visione e la progressiva diminuzione della capacità visiva che, in assenza di un intervento chirurgico, può evolvere fino alla completa cecità.
Non esiste una terapia farmacologica, la cataratta si cura esclusivamente con l’intervento chirurgico e la tecnica più moderna è la facoemulsificazione, che consiste in un’incisione corneale di pochissimi mm (massimo 3), la rimozione dell’involucro più esterno del cristallino (capsula anteriore) e la frantumazione della cataratta con gli ultrasuoni. La cataratta viene poi aspirata ed il medico inserirà una lente intraoculare nel sacco capsulare.
Si tratta di una procedura molto rapida e di solito l’anestesia è locale. Quali sono i tempi di degenza? Se non ci sono situazioni particolari, non c’è degenza ospedaliera perché l’intervento viene fatto in ambulatoria. È ovvio che poi è consigliabile qualche giorno di riposo, utilizzando degli occhiali solari protettivi. Bisogna seguire una terapia antibiotica per 3 giorni e utilizzare colliri steroidei ed antibiotici 4 volte al di per 20 giorni.
Possono esserci delle complicazioni? Alcune volte a dare fastidio è l’anestesia. Sicuramente la più temuta, ma è anche molto rara, è l’infezione, come per tutti gli interventi, ecco perché la terapia antibiotica è un ottimo scudo. Tra i rischi, inoltre ci sono: ipertono, edema corneale, infezioni endobulbari. Sono complicanze sono generalmente rimediabili soprattutto se diagnosticate ed affrontate tempestivamente.
Via | Luigicontioculista