Cellule staminali alla bambina di due anni malata di atrofia, il giudice ha dato l’ok
Celeste Carrer, la bambina di due anni malata di atrofia, potrà proseguire la cura con le cellule staminali per l'"esclusiva rilevanza nel singolo caso" e perché "in pericolo quotidiano di vita". La terapia riprenderà tra due o tre giorni, tempo utile a ricostituire l'équipe ed a riappropriarsi della strumentazione. Lo ha deciso il giudice del lavoro di Venezia, Margherita Bortolaso, accogliendo il ricorso dei genitori della bambina e revocando lo stop dell'AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco, arrivato il 15 maggio scorso a seguito di ispezioni ed indagini, avvenute nell'ambito dell'inchiesta avviata nel 2009 dalla Procura di Torino.
L’atrofia muscolare spinale (SMA) è una malattia degenerativa gravissima che conduce progressivamente alla paralisi completa. Grazie alle cellule staminali adulte donate dalla madre, Celeste stava riportando dei miglioramenti. Si tratta di una terapia sperimentale che l’ospedale di Brescia offriva in collaborazione con la onlus Stamina Foundation, fondata da Davide Vannoni e Marino Andolina, pediatra che ha in cura Celeste. Purtroppo l’associazione è finita sotto inchiesta per truffa, associazione a delinquere e somministrazione di farmaci imperfetti.
La terapia riprenderà solo per la piccola Celeste, ma le gravi colpe del laboratorio Stamina di Brescia restano. Scrive l’AIFA nell’ordinanza:
il laboratorio è assolutamente inadeguato, non igienico, senza protocolli di lavorazione, senza accertamenti di alcun tipo sul materiale biologico prodotto, con medici inconsapevoli di che cosa stanno iniettando, cartelle cliniche vaghe e irregolari, senza alcuna sperimentazione clinica ufficiale autorizzata. Le terapie a base di staminali, considerate come i farmaci e quindi di competenza dell’Aifa, sono da preparare in laboratori asettici, tecnologicamente adeguati.
E sconvolge quanto scoperto nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Raffaele Guariniello: ai familiari veniva intimato di non rivelare nulla sulla terapia perché vietata in Italia e venivano chieste “donazioni”: fino a 50mila euro a caso. Inoltre i malati venivano definiti da uno dei responsabili della fondazione “fortunatamente in aumento”… un comportamento a dir poco riprovevole che sfrutta la disperazione di malati senza speranze, offrendo anche dimostrazioni e false aspettative al limite della decenza, quasi si trattasse di prodotti miracolosi, come nel caso dello spot con un ballerino russo sulla sedia a rotelle che si alza e balla subito dopo l’iniezione di staminali.
Via | Corriere
Foto | TM News