Cioccolato tra mito e realtà: in dubbio l’effetto antidepressivo
Un nuovo studio getta il panico tra i golosi: il cioccolato non è un vero comfort food? Forse, però, i buoni motivi per continuare a mangiarlo non mancano
Che il cibo, soprattutto se si tratta di alimenti “proibiti” come il cioccolato, possa essere fonte di consolazione sembrava essere una verità ormai assodata. Eppure nuovi studi sembrano riportare tutti con i piedi per terra mettendo in dubbio i benefici del cosiddetto comfort food. Una ricerca pubblicata sulla rivista Health Psychology da un gruppo di ricercatori guidato da Heather Scherschel Wagner, dottoranda dell’Università del Minnesota sembra infatti indicare che il loro potere antidepressivo sia del tutto paragonabile a quello di altri cibi.
Wagner e colleghi sono arrivati a questa conclusione al termine di un semplice esperimento che ha previsto che gli individui coinvolti guardassero un film in grado di suscitare ansia e tristezza. Dopo la visione ogni partecipante ha ricevuto il suo comfort food preferito (nella maggior parte dei casi cioccolato o gelato), un alimento gradito ma non inserito nella lista dei comfort food preferiti, oppure nessun cibo. Lo studio ha previsto 3 fasi, in modo da poter valutare indipendentemente l’effetto di ciascuna condizione (assunzione del comfort food, assunzione di un cibo neutrale o nessun alimento assunto) sull’umore.
I risultati sono parsi piuttosto chiari: mangiare confort food migliora innegabilmente l’umore, ma non più che mangiare un qualsiasi altro cibo. Persino non mangiare nulla ha avuto un effetto in termini di miglioramento dell’umore. Com’è possibile?
Secondo Wagner il vero segreto starebbe nel tempo che ci si concede, molto più efficace del comfort food in quanto a capacità di guarire le “ferite dell’anima”. Forse, in fondo, siamo noi a volerci convincere che un peccato di gola tanto delizioso quanto il cioccolato abbia un secondo volto salutare, quello di medicina per la mente. L’autoconvincimento potrebbe essere tale da finire per trasformarsi in un vero effetto antidepressivo.
D’altra parte, gli studi che attribuiscono effetti salutari ad alcune molecole presenti nel cioccolato esistono davvero. Dei polifenoli del cacao, ad esempio, si sa che sono associati al buonumore. Potrebbe essere per questo che in molti sono convinti che il cioccolato abbia un effetto antidepressivo, quando in realtà solo alcune sue varietà (quelle a percentuale di cacao più elevata), peraltro mangiate in dosi elevate, potrebbero portare a benefici evidenti.
Chi non vuole rassegnarsi a relegare il cioccolato a peccato di gola può aggrapparsi ancora a queste ricerche e a quelle che hanno associato al cacao altri benefici, come la riduzione del rischio cardiovascolare operata dai flavanoli, potenti antiossidanti che aiutano anche a ridurre la pressione e a migliorare la funzionalità vascolare. Alcune ricerche, i cui risultati devono però ancora essere confermati, hanno suggerito anche l’esistenza di un legame fra il consumo di cioccolato e la riduzione del rischio di diabete e ictus.
Chi decide di utilizzare i risultati di studi di questo tipo come “buona scusa” per non rinunciare al suo dolce preferito deve però ricordare che anche in questo come in molti altri casi la scelta migliore è la moderazione. Oltre al cacao nel cioccolato si trovano anche grassi, zuccheri e molte calorie. Esagerare può far ingrassare, e il sovrappeso è un fattore di rischio per la pressione alta, il diabete e le malattie cardiovascolare. Esagerando, insomma, gli effetti collaterali potrebbero essere esattamente opposti ai benefici che potrebbero derivare da un consumo moderato.
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Via | APA PsycNet; Mayo Clinic