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Cirrosi biliare primitiva: le linee guida

Sono abbastanza semplici e specifiche le linee guida che riguardano al cirrosi biliare primitiva (CBP), una malattia autoimmune che può danneggiare il fegato.

Cirrosi biliare primitiva: le linee guida

La cirrosi biliare primitiva (CBP) è una malattia epatica colestatica cronica di eziologia sconosciuta che tipicamente interessa le donne di media età. Di solito si manifesta dopo i 40 anni e a ridosso della menopausa. È una patologia che ha origini autoimmuni ed è caratterizzata dalla distruzione dei dotti biliari da infiammazione e da colestasi (ristagno di bile) e danni irreversibili al fegato.

Cirrosi biliare primitiva: come effettuare la diagnosi

Per certificare la diagnosi ci vogliono una serie di esami e devono esserci almeno due dei tre valori: la positività della ricerca degli Anticorpi Anti-Mitocondrio (AMA), la persistenza per oltre 6 mesi di alti valori di fosfatasi alcalina e ovviamente deve essere effettuata una biopsia con esame istologico, che dovrebbe dimostrare la presenza di granulomi.

In alcuni casi è necessario eseguire un esame radiologico alle vie biliari al fine di escludere la presenza di altre patologie che causano ostruzione dei dotti biliari. Ovviamente la malattia è classifica in 4 stadi, che identificano anche la gravità:

  • Stadio 1 – Infiltrato infiammatorio portale;
  • Stadio 2 – Infiammazione e/o fibrosi periportale con proliferazione dei piccoli dotti biliari;
  • Stadio 3 – Setti Fibrosi;
  • Stadio 4 – Cirrosi Biliare (noduli di rigenerazione).

Non esistono trattamenti specifici. Oggi, l’unico medicinale riconosciuto è l’acido ursodesossicolico, ma sono in corso protocolli di ricerca clinica con altri farmaci. In alcuni casi si rende necessario il trapianto di fegato come strumento per allungare la vita del paziente.

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