Non sempre è facile dire addio per sempre alle persone che abbiamo amato. Sicuramente sappiamo che prima o poi tutti dovremo lasciare questa terra, ma non siamo mai pronti a salutare le persone care. Come affrontare un lutto?
Abbiamo chiesto al Dottor Luca Oppo, psicologo di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma, cosa rappresenta in psicologia il lutto e come lo psicologo e lo psicoterapeuta possono aiutare chi ha perso una persona cara ad affrontare questo distacco.
La morte è una delle paure ancestrali più radicate nell’essere umano e la perdita di persone che svolgevano un ruolo di supporto può provocare nell’uomo, in quanto individuo sociale, gravi alterazioni psicofisiche, pur non avendo il percorso del lutto in sé alcunché di patologico.
Il lutto è ascrivibile all’insieme delle reazioni emozionali suscitate dalla perdita di una persona cara o di un’astrazione che ne ha preso il posto (un ideale, la patria, ecc..) e varia di persona in persona in base alla qualità, all’intensità e alla durata delle risposte emotive personali. È l’esperienza che più si avvicina a quella della propria morte e per questo motivo diventa decisiva nel percorso di soggettivazione, poiché mette l’individuo davanti alla propria condizione di “finitudine” e alla caducità della vita.
Le manifestazioni reattive alla circostanza del lutto sono per ognuno diverse e personali, essendo influenzate da caratteristiche quali le circostanze del decesso, la prevedibilità o meno di esso, le caratteristiche personali di chi ha subito il lutto e le risorse del contesto in cui si vive.
Tra le conseguenze della risposta soggettiva emozionale al lutto si possono annoverare spossatezza, pianto incontrollabile, insonnia o ipersonnia, palpitazioni, affanno, mal di testa, perdita dell’appetito o iperfagia, aumento della pressione, interruzione del ciclo mestruale, caduta dei capelli e abbassamento delle difese immunitarie.
Inoltre, a monte di molte patologie mentali si trovano spesso lutti irrisolti: a seguito di essi, possono infatti riscontrarsi disturbi d’ansia, disturbi legati al corpo e alla somatizzazione del lutto, disturbi di tipo ossessivo-compulsivo, disturbi alimentari, dell’umore e del sonno, disturbi relazionali e sessuali.
D’altro canto, una perdita, per quanto dolorosa, se elaborata correttamente, può essere la base di una profonda maturazione interiore.
Non esistono evidenze che dimostrino come caratteristiche quali età o genere influenzino la possibile risposta a un lutto. Tuttavia, tale condizione si sviluppa sulla base di un determinato livello di fragilità interpersonale e delle risposte individuali del soggetto, che possono essere più o meno adattive, influenzando così in maniera più o meno incisiva il vissuto rispetto al lutto.
Se non compreso, le manifestazioni del lutto possono acutizzarsi e diventare croniche, trasformando così il processo del lutto in una vera e propria patologia. Possono quindi presentarsi alcuni dei seguenti criteri con intensità tale da compromettere la vita quotidiana: nostalgia del defunto e sofferenza nel desiderio insoddisfatto di rivederlo, amarezza o rabbia al pensiero della perdita, insensibilità emotiva, sensazione che la propria vita sia ormai priva di significato, incapacità di fidarsi degli altri, difficoltà a riprendere la propria quotidianità, incertezza sul proprio ruolo nella vita o ridotta percezione della propria soggettività.
Inoltre, per prevedere o comprendere l’insorgenza di una situazione di lutto patologico, si possono considerare alcuni fattori di rischio importanti:
Per lutto patologico si intende quindi il processo caratterizzato dal senso di colpa per la morte del defunto e la conseguente attivazione del meccanismo difensivo della negazione, che porta il soggetto a sentirsi influenzato o dominato da chi non c’è più. Infatti, la caratteristica principale che contraddistingue il lutto patologico è la nostalgia percepita come tormento.
L’esperienza dell’elaborazione del lutto si presenta come un unico sentiero obbligato e necessario per fronteggiare l’opprimente incapacità di reagire alla realtà e all’intimo senso di impotenza nella guerra tra “bios” e “thanatos” (vita – morte). In base alle circostanze e modalità del trauma e alle caratteristiche individuali del soggetto, questo percorso può avere una durata e uno svolgimento assai variabili. Non è quindi il “quando”, ma il “come” ad essere l’elemento fondamentale in tale percorso.
La psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross, ha sviluppato un modello a 5 fasi:
Una terapia particolarmente efficace e utile per intervenire nei soggetti affetti da lutto patologico è la psicoterapia cognitivo-comportamentale. È un intervento mirato alla ristrutturazione delle convinzioni patogene sulla morte e sulla propria capacità di affrontarla, insieme alla riattivazione dal punto di vista comportamentale, sostenendo la ripresa delle attività quotidiane evitate a causa del lutto.
Gli interventi psicoterapeutici sono essenzialmente mirati a ristrutturare 4 convinzioni disfunzionali che interferiscono con la naturale elaborazione del lutto e a tal fine diventano oggetto di cambiamento e ristrutturazione: