Come funziona la dieta alcalina e perché è criticata
Cos'è la dieta alcalina e come funziona: dalla classificazione di cibi in acidificanti e alcalinizzati ad un regime alimentare simile alla dieta vegana, ma senza basi scientifiche né riscontri effettivi sulla validità.
La dieta alcalina messa a punto da Robert Young si basa sulla convinzione che un’alimentazione ricca di cibi acidi possa alterare le capacità dell’organismo di bilanciare gli acidi e le basi, causando sul lungo andare l’incapacità di assorbimento e la perdita di alcuni minerali essenziali quali calcio e magnesio. Esistono teorie controverse e molte discussioni su questa dieta, perché come ogni moda alimentare (come la dieta Dukan) ha i suoi estimatori e i suoi detrattori.La dieta alcalina prevede che si mangino tendenzialmente quei cibi che aiutino a riportare il pH del sangue ai suoi valori naturali, che oscillano tra i 7,35 e il 7,45: in questo modo si dà il via libera al consumo di verdure (principalmente crude), frutti a basso contenuto di zuccheri (tendenzialmente si promuove il consumo di agrumi perché considerati cibi alcalini), legumi, cereali, tuberi e frutta secca come mandorle e noci.
Da ridurre, invece, è il consumo di tutti i cibi che una volta digeriti possono causare acidità, quindi no a zucchero, alcool, carne, pesce, crostacei, funghi, caffè, tè e bevande gassate.
All’apparenza la dieta alcalina sembra a tutti gli effetti molto simile ad un’alimentazione vegana, perché non prevede né carne né pesce né alcun tipo di derivato animale; per come funziona esclude i carboidrati complessi, quindi è sicuramente leggera e magari la si può seguire per un breve periodo se si vogliono perdere i chili di troppo, ma a lungo andare espone chi la segue al rischio di gravi carenze nutrizionali che possono compromettere il corretto funzionamento dell’organismo.
Altri motivi per cui la dieta alcalina è criticata è che prevede che un tipo di alimentazione possa andar bene per tutti; secondo Enzo Spisni, docente di Fisiologia della Nutrizione all’Università di Bologna
Da un punto di vista scientifico questa teoria risulta alquanto singolare perché sostenere l’esistenza di una dieta universale perfetta e teorizzare che tutte le patologie abbiano una sola causa e una sola cura, non è molto serio.
e che la classificazione dei cibi in acidificanti e alcalinizzanti non è molto corretta: se si va ad analizzare correttamente il pH di certi alimenti incasellati come alcalinizzanti tipo ad esempio gli agrumi, si nota che
In pratica si definisce una spremuta di limone una bevanda alcalina. Invece, il riso bianco viene classificato come uno dei cibi più acidi ed acidificanti che esistono. Continuando, i pomodori sono alcalini, il latte e le noci acidi. Chiunque ha minimamente chiaro il concetto di pH e di acidità, dopo avere letto questo libro avrà molte perplessità sull’argomento.
Oltretutto, il fatto che si stigmatizzino come produttori di tossine tutti i microrganismi come batteri, funghi e lieviti, dichiarando guerra a pane, vino e lagurt, denota una certa superficialità: i lactobacillus, ad esempio, sono molto importanti perché producono le batteriocine, in grado di contrastare l’attacco dei batteri “cattivi” nell’organismo.
In sostanza, la dieta alcalina manca di riscontri scientifici efficaci che ne dichiarino la validità, nutrizionale o meno: se si sceglie di sottoporsi a questa dieta per un breve periodo per perdere qualche chilo, va bene. Se la si elegge a regime alimentare per tutta la vita, è bene sapere i rischi cui si va incontro, rendendo edotto il proprio medico sulle scelte alimentari che si decidono di compiere per verificare se la dieta che si sceglie è la più indicata per le nostre caratteristiche fisiche.
Via | Mettersiadieta, IlFattoAlimentare
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