Con il caldo cuore più al sicuro dall’infarto
Nei mesi invernali l'incidenza di problemi cardiovascolari mortali sembra aumentare a causa della degradazione dei grassi promossa dal freddo
Bruciare i depositi di grasso non ha sempre effetti positivi sulla salute: durante l’inverno, quando le scorte grasso bruno vengono bruciate per produrre calore, il rischio cardiovascolare aumenta. Il caldo, quindi, potrebbe proteggere il cuore dall’infarto e da altre malattie anche mortali.
Sono queste le ipotesi che possono essere formulate alla luce dei risultati di uno studio pubblicato su Cell Metabolism in cui un gruppo di ricercatori svedesi e cinesi hanno cercato di spiegare perché i decessi a causa di disturbi cardiaci sono più frequenti durante l’inverno. Fino ad oggi si era pensato che alla base di questa maggiore incidenza invernale ci fosse lo stile di vita più sedentario che spesso si segue nei mesi più freddi dell’anno. Gli esperimenti condotti su dei topi predisposti a sviluppare problemi di aterosclerosi ha però dimostrato che la mobilitazione del grasso bruno promossa dal freddo accelera la formazione delle placche nei vasi sanguigni.
Questo effetto sarebbe dovuto al fatto che quando le basse temperature attivano la degradazione degli acidi grassi del grasso bruno i livelli del cosiddetto colesterolo “cattivo” (o LDL) aumentano. Come se non bastasse, il freddo rende anche più instabili le placche, aumentando il rischio di intasamento dei vasi sanguigni nel cuore e nel cervello.
E’ l’opposto di quello che pensavamo succedesse
ha commentato Yihao Cao, del Dipartimento di Microbiologia, Tumori e Biologia Cellulare del Karolinska Institutet. Insieme al suo team, ora la scienziato vorrebbe studiare questo fenomeno nell’uomo. Se si dovessero verificare gli stessi effetti rilevati nei topi per le persone che soffrono malattie cardiovascolari potrebbe essere consigliabile affrontare i mesi più freddi con un abbigliamento caldo.
Anche l’idea di contrastare l’obesita’ stimolando l’attività del grasso bruno, proposta pochi mesi fa da un gruppo di scienziati statunitensi, potrebbe rivelarsi controproducente. L’effetto collaterale potrebbe infatti essere un aumento del rischio cardiovascolare.
Via | Medical News Today
Foto | da Flickr di AJC1