Coronavirus: fuori dalla terapia intensiva Mattia, il paziente 1 dell’epidemia in Italia
Come sta Mattia, il paziente 1 dell'epidemia di Coronavirus che sta interessando l'Italia? Parla il medico che lo ha in cura.
Aggiornamenti in tempo reale sull’epidemia di Coronavirus in Italia.
Aggiornamento del 9 marzo 2020: è uscito dalla terapia intensiva Mattia, il paziente 1 dell’epidemia di Coronavirus in Italia. Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia, in conferenza stampa telematica ha annunciato che Mattia, il paziente 1 dell’epidemia di Coronavirus in Italia, è uscito dalla terapia intensiva e ora si trova in quella sub intensiva. Non è più intubato e ha iniziato a respirare in modo autonomo. Si trova sempre ricoverato all’ospedale San Matteo di Pavia.
Le cure per salvare Mattia, il paziente 1 dell’epidemia in Italia
Come sta Mattia, il paziente 1 da cui sono partiti tutti i controlli che hanno portato a scoprire molti casi di Coronavirus nel Nord Italia e, in particolare, nel lodigiano? A parlare è il medico che ha in cura il giovane 38enne, sottoposto a cure che prevedono un mix di farmaci nella speranza che le sue condizioni di salute possano migliorare. In ospedale ricoverata anche la moglie incinta, ma le sue condizioni di salute non destano preoccupazione.
Raffaele Bruno è il medico di 53 anni che ha in cura Mattia presso il Policlinico San Matteo di Pavia. Ha perso ormai il conto delle ore che ha vissuto in ospedale per cercare di curare il giovane 38enne di Castiglione d’Adda. E come lui moltissimi i medici e gli infermieri che da giorni lavorano senza sosta, senza tornare a casa o rivedere la famiglia, pur di aiutare i pazienti più gravi.
Il giovane ricercatore dell’Unilever si trova in Rianimazione sotto sedazione, sottoposto alle cure utilizzate per tutti i malati gravi ricoverati in Terapia Intensiva. Non esiste una cura specifica, precisa l’infettivologo: si usano “terapie empiriche in modo ragionato”, un cocktail di medicinali tra i quali anche un farmaco contro l’HIV a base di Loinavir, un antiretrovirale, che non veniva più usato, somministrato due volte al giorno. Insieme a questo la Ribavirina, un vecchio antivirale utilizzato per l’influenza, sempre dato due volte al giorno. E anche antibiotici, per quattro volte al giorno, per prevenire infezioni batteriche.
Il mix di farmaci funziona?
Al momento dobbiamo accontentarci dei risultati preliminari che sono incoraggianti. Un follow-up a lungo termine non c’è ancora. Sono cure che si sono dimostrate efficaci in laboratorio. E che già hanno usato in Cina e in Corea.
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Via | Corriere