Durante la quarantena dovuta alla pandemia che stiamo combattendo abbiamo sperimentato moltissime sensazioni ed emozioni diverse.
Dalla paura iniziale allo smarrimento, dalla voglia di darsi da fare per migliorare la propria vita quotidiana fino alla noia, dall’impazienza in vista della fine del lockdown, fino alla paura di uscire da casa. In linea generale, ciò che ci ha accomunati è stato un generale isolamento sociale dovuto alla paura del contagio.
Tutte queste sensazioni potrebbero aumentare, in alcune persone, il rischio di andare incontro a dei problemi alimentari anche molto gravi, sfociando addirittura in condizioni di anoressia, obesità e in disturbi
hanno spiegato i membri dell’Iss, aggiungendo che in questo periodo le persone che soffrono di determinate problematiche e che sono state sottoposte a elevati livelli di stress non hanno trovato sfogo solamente in alcol, psicofarmaci e droghe, ma anche nell’attuazione di comportamenti alimentari malsani.
A complicare le cose è stata anche l’inadeguata disponibilità di trattamenti psicologici e psichiatrici registrata in questi ultimi mesi nel nostro Paese. Dal momento che non è stato possibile garantire condizioni di sicurezza sia per i pazienti che per il personale sanitario, molte attività (soprattutto i trattamenti intensivi e la presa in carico dei pazienti in strutture residenziali mediche e psichiatriche) sono state sospese:
Si rende per questo necessaria la progettazione di un nuovo modo di erogare trattamenti e di integrare strategie e procedure standard per affrontare sia il disturbo alimentare sia le paure legate all’infezione e all’isolamento sociale. Inoltre, è fondamentale mettere a punto e implementare un protocollo specifico per affrontare la gestione di un paziente con disturbi dell’alimentazione risultato positivo al coronavirus.
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via | Epicentro
Foto di Jills da Pixabay