Coronavirus Fase 2, Gianni Rezza: mascherine in pubblico e al chiuso, ma sempre distanziati
Nella Fase 2 dell'emergenza Coronavirus, secondo Gianni Rezza, indosseremo mascherine in pubblico e al chiuso.
La Fase 2 del Coronavirus cosa prevede? Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, lo spiega all’Adkronos Salute. In un’intervista sottolinea che si tornerà parzialmente e in maniera programmata alle attività nella fase 2 e probabilmente le mascherine potranno essere utile nei luoghi pubblici e al chiuso. Rimarrà sempre la regole di tenere le distanze dalle altre persone e di lavarsi bene le mani.
Il tema delle mascherine è un tema complesso e delicato. Bisognerà capire quali sono le mascherine utili per la popolazione: “non saranno certo quelle destinate ai medici (Ffp2 o Ffp3)“. Le mascherine chirurgiche, d’altra parte, sono monouso, quindi ne servirebbero molte, troppe. La questione però, secondo Gianni Rezza, deve assolutamente essere valutata per bene.
Cure e vaccini per il Coronaviru
Pochi giorni fa, Gianni Rezza, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha parlato anche di vaccini e farmaci utili per contrastare il Coronavirus.
Il dottor Rezza ha sottolineato che in 12-18 mesi potremmo avere un vaccino sicuro ed efficace, visto che molti si sono rivelati utili nella fase 1 della sperimentazione umana, mentre altri vengono già testati per la sicurezza.
Dopo le prove in vitro e la sperimentazione animale si passa alle 3 fasi di sperimentazione umana. La prima, su piccoli numeri, per testare la sicurezza, la seconda per dimostrare che il vaccino evoca la produzione di anticorpi che possono neutralizzare il virus, e finalmente la terza fase su grandi numeri che si fa per dimostrarne l’efficacia protettiva.
Mentre per i farmaci utili per curare il Coronavirus, oggi si stanno testando medicinali già usati per altre malattie infettive come l’HIV, l’ebola, l’influenza, la malaria. Questi, se dimostrassero efficacia nel trattamento del Covid-19, sarebbero già pronti per l’uso, a differenza di un eventuale nuovo farmaco (che ancora non c’è) mirato per la cura del Coronavirus.
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