Cos’è lo shock cardiogeno, i sintomi e le regole della prevenzione
Nella maggior parte dei casi è la conseguenza di un attacco cardiaco, ma non solo. Ecco come riconoscerlo e cosa fare per evitarlo
Quando il cuore smette all’improvviso di inviare abbastanza sangue al resto dell’organismo tutti gli organi ne risentono gravemente. E’ questo lo shock cardiogeno, un evento raro e nella maggior parte dei casi conseguente a un grave attacco di cuore che impedisce agli altri organi di ricevere l’ossigeno e i nutrienti di cui hanno bisogno per sopravvivere.
Infarti e attacchi cardiaci non sono però l’unica possibile causa di shock cardiogeno, che a volte può essere la conseguenza di un danno al ventricolo destro che impedisce al cuore di pompare abbastanza sangue nei polmoni per rifornire l’organismo di ossigeno. Altre volte, invece, lo shock è la conseguenza di miocarditi o endocarditi, di overdose o di avvelenamenti da sostanze dannose per il cuore.
In tutti questi casi quella che si viene a creare è una vera e propria emergenza medica che deve essere trattata tempestivamente. Solo un intervento immediato permette al 50% delle vittime di uno shock cardiogeno di sopravvivere all’evento e di ridurre al minimo i danni agli organi causati dalla riduzione dell’apporto di sangue e, quindi, di ossigeno ai tessuti. Fegato e reni sono fra le principali vittime di questi danni, che a loro volta possono peggiorare la gravità dello shock cardiogeno.
Ma quali sono i sintomi di questo evento? I principali sono forti problemi respiratori, tachicardia improvvisa, stato confusionale, svenimenti, polso debole, sudorazione, pallore, mani o piedi freddi e problemi nella minzione. In generale, lo shock cardiogeno è spesso anticipato dai sintomi della sua causa principale: l’attacco cardiaco.
In presenza di questi sintomi i medici somministreranno al paziente ossigeno e farmaci per ridurre i problemi cardiocircolatori. Non è nemmeno da escludere l’eventualità di dover affrontare angioplastiche o interventi chirurgici. Nei casi più gravi l’unica soluzione potrebbe essere addirittura il trapianto. Per ridurre il rischio di avere a che fare con tutto ciò è importante seguire uno stile di vita improntato alle regole della prevenzione: non fumare, praticare regolarmente attività fisica, ridurre lo stress, ridurre il consumo di sale, colesterolo, grassi saturi e alcolici e mantenere un peso salutare. Le persone particolarmente a rischio (ad esempio perché affette da malattie coronariche) potrebbero dover assumere dei farmaci, ma a deciderlo può essere solo il medico.
Via | Mayo Clinic