Covid-19: la naringenina potrebbe essere un’arma per combattere l’infezione
La ricerca lavora senza sosta per combattere e arginare la pandemia Covid-19. Sono stati avviati tanti studi per capire qual è il punto debole del virus Sars-CoV-2. Per cercare di limitarne la proliferazione e avere terapie efficaci. Uno degli ultimi studi è stato fatto in Italia e ha identificato la naringenina come arma per combattere […]
La ricerca lavora senza sosta per combattere e arginare la pandemia Covid-19. Sono stati avviati tanti studi per capire qual è il punto debole del virus Sars-CoV-2. Per cercare di limitarne la proliferazione e avere terapie efficaci. Uno degli ultimi studi è stato fatto in Italia e ha identificato la naringenina come arma per combattere i Coronavirus. Tra cui anche il Coronavirus Sars-CoV-2 che sta stravolgendo le nostre vite.
In base ai risultati di questa ricerca, si può impedire la proliferazione incontrollata del virus inibendo uno specifico bersaglio molecolare responsabile della progressione dell’infezione. Questo però va fatto appena il virus entra nella cellula. Il tallone d’Achille dei Coronavirus sono i canali ionici lisosomiali TPC che, se vengono inibiti, permettono di prevenire l’infezione. In questo modo si evita che il virus si diffonda e degeneri fino alla polmonite interstiziale.
Covid-19: cos’è la naringenina
La naringenina è una sostanza naturale presente negli agrumi e altri vegetali di uso alimentare che riesce a bloccare i canali ionici lisosomiali TPC. I ricercatori hanno scoperto che è un’arma efficace contro i coronavirus e anche il Sars-CoV-2.
Lo studio è stato fatto da un gruppo di ricerca della Sapienza, in collaborazione con Armando Carpaneto dell’Università di Genova. Insieme hanno dimostrato come la naringenina aiuta a contrastare i Coronavirus. Il team del Laboratorio di Microbiologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, guidato da Massimo Clementi, ha poi dimostrato che la naringenina è efficace anche per il Covid-19.
La naringenina non solo riesce a prevenire l’infezione ma riesce anche a contrastare la produzione di citochine che sono responsabili della violenta infiammazione provocata dal Covid-19.
Antonio Filippini, ricercatore dell’Unità di Istologia ed Embriologia Medica della Sapienza di Roma, ha spiegato:
“L’identificazione di un bersaglio cellulare e la dimostrazione che è possibile colpirlo in modo efficace. Questo rappresenta un sostanziale passo avanti verso l’ambizioso obiettivo di arrestare l’epidemia da Covid 19. La sfida successiva, a cui stiamo lavorando, è individuare la formulazione ottimale. In modo da veicolare il farmaco alle più basse concentrazioni possibili in modo efficace e selettivo alle vie aeree. Il primo fronte critico su cui combattere l’infezione”.
Foto di mohamed Hassan e fernando zhiminaicela da Pixabay
Via | Agi