Covid-19, terapia con il plasma: come funziona? L’intervista all’infettivologa
Come funziona la terapia con il plasma contro Covid-19? La nostra intervista all'infettivologa.
Terapia con il plasma e Covid-19, cosa dobbiamo sapere? In questi giorni il dibattito è aperto. Tra medici ed esperti che lo stanno sperimentando con successo su alcuni pazienti e altri colleghi che frenano i facili entusiasmi da social. La terapia con il plasma non è una novità. È già stata usata in passato per altre malattie per le quali non esisteva la cura. Dando in alcuni casi ottimi risultati.
In un momento così delicato come quello che stiamo attraversando, però, bisognerebbe evitare di fermarsi alle apparenze, andando più a fondo per capire se una terapia è utile o meno e soprattutto come funziona, a chi è destinata, come si può sfruttare e se è utilizzabile in ogni caso e per ogni paziente. E abbiamo capito che con la terapia con il plasma la faccenda è un po’ più complicata, anche se si tratta di una metodologia che, lo ribadiamo, in alcuni casi può dare ottimi risultati.
Per capire un po’ meglio come funziona la terapia che sfrutta il plasma dei pazienti guariti dal nuovo Coronavirus, abbiamo deciso di intervistare la dottoressa Paola Nasta, infettivologa di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma.
Come funziona la cura con il plasma per il Coronavirus?
La cura con plasma iperimmune è una terapia antica. È stata utilizzata sia per l’epidemia di SARS che di MERS e più recentemente per l’epidemia di Ebola in Africa. In attesa di farmaci specifici o vaccini anti SARS CoV 2, uno dei possibili interventi terapeutici, potrebbe essere l’infusione di plasma, ricco in immunoglobuline (anticorpi), raccolto da pazienti guariti da una malattia virale e donato a pazienti malati. Il cocktail di anticorpi prodotti dall’organismo contro il virus, è alla base della guarigione. Donare plasma ricco di anticorpi significa offrire, a un paziente malato, un aiuto in più per accelerare la guarigione. Verosimilmente questo tipo di interventi potrebbe essere utile nelle prime fasi della malattia. Tuttavia è necessario eseguire una sperimentazione per poter definire quali pazienti potrebbero giovarsene.
Chi può donare il plasma? Chi lo può ricevere?
La donazione di plasma ed emoderivati non può essere effettuata da chiunque. È necessario che il donatore risponda a caratteristiche ben precise e che sia in grado di donare sangue. È fondamentale che tutti i test di screening, a cui normalmente vengono sottoposti i donatori, siano negativi (HIV, epatite B, epatite C etc..) e che quindi non vi sia il rischio di trasmettere altri virus con il sangue donato. È necessario che il donatore sia completamente guarito da SARS CoV 2 e che sia in condizioni fisiche ottimali. La donazione deve essere effettuata in centri specializzati da personale specializzato. Al momento non vi è la possibilità di donare plasma iperimmune anti SARS CoV 2 se non in poche città e all’interno di sperimentazioni controllate.
È sicuro per una persona donare il plasma appena è guarito dal Coronavirus?
Le condizioni di salute del donatore devono essere ottimali e valutate all’interno di strutture specializzate. I donatori di sangue sono persone iper selezionate che vengono sottoposte a regolari controlli. I donatori abituali potrebbero essere le persone che per prime potrebbero essere invitate a donare, se guarite da COVID 19 e in condizioni di salute adeguate.
Come si “estrae” il plasma, qual è la procedura e quali anche i costi? È così facile come molti credono?
No, si tratta di un procedimento complicato che solo i centri trasfusionali possono eseguire.
Perché si paragona una cura del genere con un vaccino, considerandola quasi un vaccino naturale?
Il vaccino si basa sull’inoculo dell’agente patogeno (virus tipo l’influenza o lisati batterici tipo vaccino antimeningococcico) ucciso o attenuato. La sua inoculazione stimola il sistema immunitario che produce anticorpi specifici. L’infusione di plasma consiste nel donare direttamente un cocktail di anticorpi, si chiama immunizzazione passiva. L’organismo riceve un po’ di anticorpi da parte di un donatore compatibile e questi anticorpi infusi, aiutano a combattere gli agenti patogeni contro cui sono diretti. Gli anticorpi infusi con il plasma da donatore guarito hanno un’efficacia limitata e non stimolano la produzione propria di anticorpi (cosa che solo il virus o il battere possono fare).
Quali sono i limiti della cura con il plasma?
La procedura è complessa e soprattutto non è ancora noto quale possa essere il titolo anticorpale sufficiente per dare un effetto terapeutico e aiutare davvero il paziente a guarire prima. In questa fase della storia di COVID 19 non abbiamo ancora ben compreso la cinetica con cui gli anticorpi si formano e soprattutto il loro ruolo specifico. Non è chiaro se solo alcuni anticorpi sono considerabili neutralizzanti o se in realtà tutto il cocktail anticorpale lavora al fine di sconfiggere la malattia. Non è detto che la terapia con plasma potrà essere utile a tutti, non se ne conosce la quantità e il rischio trasfusionale.
E quali invece i possibili benefici?
Senza dubbio il plasma iperimmune è una tecnica consolidata, ed è sempre stata usata in emergenza per aiutare a guarire prima. All’interno di una sperimentazione ben disegnata, l’infusione di plasma iperimmune potrebbe fare la differenza per alcuni pazienti.
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