Cuore e diabete, da Bergamo il primo protocollo operativo
Le linee guida, promosse da 4 società scientifiche, spiegano come affrontare la sindrome coronarica acuta nei pazienti diabetici
Un gruppo di esperti coordinati dall’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha messo a punto il primo protocollo operativo che spiega i punti cardine di una corretta gestione della sindrome coronarica acuta che può mettere in pericolo il cuore chi soffre di diabete. Pubblicato sull’edizione di giugno del Giornale Italiano di Cardiologia, il protocollo si basa su tre punti forti: l’uso di farmaci di ultima generazione, la tempestività dei trattamenti e l’approccio multidisciplinare.
Questo protocollo multidisciplinare, condiviso da cardiologi e diabetologi
ha spiegato Roberta Rossini, dirigente medico dell’Unità di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera bergamasca e coordinatrice del team di 11 esperti che ha lavorato alla stesura delle linee guida
affronta per la prima volta problematiche cliniche concrete che non hanno ancora risposte chiare dalla letteratura. Fornisce raccomandazioni precise sia ai diabetologi che ai cardiologi, dalla fase acuta fino alla dimissione del paziente e al raggiungimento di un adeguato controllo glicemico. E’ un problema di enorme portata se si pensa che nel mondo sono 382 milioni le persone affette da diabete, destinate a diventare quasi 600 milioni tra 20 anni, cioè uno su 10. Solo in Italia i malati sono già 3 milioni, cioè il 5% della popolazione.
Le complicazioni cardiache sono un problema per il 60% circa di chi convive con il diabete di tipo 2, noto anche come diabete mellito. Non solo, il 30% dei pazienti colpiti da una sindrome coronarica acuta è affetto da diabete. Alla base di queste complicazioni vascolari c’è il malfunzionamento delle piastrine associato al diabete, che porta ad un aumento del rischio di formazione di grumi di sangue, un fenomeno comunemente noto come trombosi.
Secondo il team di esperti coordinato da Rossini la formazione dei coaguli può essere prevenuta con una terapia a base dei farmaci antiaggreganti più innovativi. Secondo studi recenti questi nuovi ritrovati (come il prasugrel e il ticagrelor) sono più efficaci rispetto ai precedenti nel ridurre i rischi di trombosi corsi dai pazienti con diabete colpiti da sindrome coronarica acuta.
Nel caso in cui un trombo abbia già ostruito una coronaria è invece necessario intervenire tempestivamente. In questo caso l’approccio migliore dipende dalla gravità del problema cardiaco, dallo stato clinico del paziente e dal rischio chirurgico. Solo un team interdisciplinare di esperti può stabilire se sia meglio intervenire chirurgicamente con un bypass o se sia più adatta un’angioplastica.
Gli autori delle linee guida non mancano nemmeno di indicare come trattare l’iperglicemia in caso di sindrome coronarica acuta.
Va curata
sottolineano gli esperti
perché valori di glucosio nel sangue superiori a 180 milligrammi per decilitro di sangue peggiorano il danno miocardico.
Il protocollo è promosso da 4 società scientifiche di cardiologia e diabetologia (Anmco, Gise, Sid e Amd). Nei prossimi mesi la sua applicazione in Lombardia sarà monitorata attraverso un apposito Registro Osservazionale, che permetterà anche di valutare i miglioramenti raggiungibili nel trattamento dei pazienti.
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Via | Asca; AdnKronos