Cure palliative perinatali in Italia, serve un programma strutturato
Per le cure palliative perinatali in Italia abbiamo bisogno di un programma strutturato: ecco le parole degli esperti.
Le cure palliative perinatali in Italia hanno bisogno di un programma strutturato e di un potenziamento. Al fine di migliorare la qualità di vita dei bambini affetti da malattie inguaribili e quella della sua famiglia. La Società Italiana di Neonatologia (SIN) sostiene che le CPpn nel nostro paese devono essere potenziate. Nell’85,5% delle Terapie Intensive Neonatali (TIN) italiane esistono già figure di supporto per aiutare personale e genitori prima e dopo la nascita di bambini malati. E nel 42% dei casi è previsto un percorso assistenziale. Ma solo in un terzo è presente un programma strutturato e una persona di riferimento.
Gli esperti sottolineano che abbiamo bisogno di un progetto strutturato in grado di coinvolgere famiglie e operatori sanitari, per poter offrire tutte le opportunità che la medicina moderna mette a disposizione. È fondamentale che le CPpn siano gestite da un’équipe multidisciplinare, formata da ginecologi, ostetriche, neonatologi, genetisti, palliativisti, bioeticisti, psicologi, infermieri ed eventualmente anche consulenti spirituali per la famiglia. Tutti devono poter intervenire prima e dopo per dare il massimo del supporto necessario.
Dolore cronico grave, i centri in Italia per il trattamento
Cure palliative perinatali in Italia, il Congresso di ottobre
Dal 6 al 9 ottobre 2021 si svolgerà proprio in Italia, a Roma, la XXVII edizione del Congresso nazionale della Società Italiana di Neonatologia, in occasione del quale sarà costituito il Gruppo di Studio di Cure Palliative Perinatali (GdS CPpn) della SIN. L’obiettivo sarà quello di sviluppare percorsi assistenziali di Cure Palliative Perinatali (CPpn). Una sezione del congresso sarà dedicata proprio a questo argomento, di fondamentale importanza oggi.
Recentemente, infatti, il Comitato Nazionale per la Bioetica ha chiesto che venga accolta una sfida per rendere migliore la qualità della vita di questi pazienti. Per questo c’è bisogno di una progettazione a lungo termine che si basi sulla multidisciplinarietà e sulla formazione ad hoc. Per farsi carico dei bambini, della famiglia e anche degli operatori sanitari coinvolti.
Foto di Andreas Wohlfahrt da Pixabay