Durante una visita al supermercato Esselunga di Segrate, avvenuta sabato 3 maggio 2025, un cliente ha notato la presenza di prodotti alimentari importati da Israele tra la frutta esposta. In particolare, sono stati individuati i datteri Medjoul, che erano già stati menzionati in precedenti articoli, in particolare prima delle festività natalizie. La novità consiste nella disponibilità esclusiva di datteri provenienti da Israele, a differenza di quanto accadeva in passato, quando si poteva scegliere anche tra datteri originari di Marocco, Egitto e Tunisia.
Oltre ai datteri, il cliente ha evidenziato la presenza di melagrane importate da aree considerate illegali, coltivate da coloni israeliani. Un aspetto che ha suscitato particolare disappunto è stato l’assenza di alternative, dato che in passato il supermercato offriva melagrane di qualità provenienti dalla Spagna. Infine, l’osservazione si è concentrata sugli avocado israeliani, anch’essi coltivati in territori palestinesi. Tuttavia, in questo caso, era disponibile un’alternativa biologica spagnola.
Tutti e tre i prodotti sono originari della valle del Giordano, situata in Cisgiordania, una zona che è oggetto di contestazioni internazionali riguardo alla sua occupazione da parte di Israele. Il cliente ha espresso chiaramente la sua posizione, affermando di non voler acquistare prodotti provenienti da aree occupate e ha sottolineato l’importanza per Esselunga di fornire alternative valide.
La questione della vendita di prodotti israeliani nei supermercati italiani non riguarda solo Esselunga, ma coinvolge anche altre catene come Iper, Coop e NaturaSì. Queste ultime, in genere, tendono a offrire alternative ai prodotti israeliani. Tuttavia, alcuni tentano di giustificare la presenza di tali prodotti con argomentazioni che sembrano contraddire la realtà dei fatti. Coop, per esempio, ha dichiarato che i datteri sono il risultato di una collaborazione con produttori palestinesi e trasportatori israeliani. Anche NaturaSì ha specificato che i datteri provengono da aziende agricole particolari, ma tali affermazioni sono considerate da molti come giustificazioni superficiali.
La situazione è complessa e suscita interrogativi etici e morali tra i consumatori. La scelta di acquistare o meno prodotti da territori occupati è diventata una questione di coscienza per molti. Le catene di supermercati si trovano a dover bilanciare le esigenze di mercato con le pressioni sociali e politiche. La richiesta di trasparenza e di eticità nei processi di approvvigionamento è sempre più forte, e i consumatori sono sempre più attenti alle origini dei prodotti alimentari che scelgono di acquistare.
Il dibattito sui prodotti israeliani non può prescindere dal contesto politico e sociale dell’occupazione dei territori palestinesi. Recenti articoli pubblicati su testate come Haaretz, uno dei quotidiani più rispettati di Israele, hanno messo in luce le problematiche legate all’occupazione. Secondo quanto riportato, mentre l’attenzione internazionale è rivolta alla Striscia di Gaza, la Cisgiordania sta subendo una crescente pressione da parte dei coloni israeliani, con sgomberi e demolizioni di abitazioni.
Le testimonianze raccolte da diverse fonti indicano che un numero significativo di palestinesi è costretto a lasciare le proprie abitazioni a causa delle violenze e delle restrizioni imposte dall’esercito israeliano. Anche se il governo di Tel Aviv nega l’esistenza di un piano ufficiale per allontanare la popolazione palestinese, le azioni sul campo suggeriscono un’altra realtà. Le condizioni di vita, caratterizzate da coprifuochi e aggressioni, stanno spingendo molti a lasciare le proprie terre, creando una crisi umanitaria in corso.
Questa situazione solleva interrogativi sul ruolo dei consumatori e delle aziende nella scelta di sostenere o meno prodotti legati a situazioni di conflitto e occupazione. La consapevolezza e la responsabilità sociale sono diventate elementi fondamentali nel processo decisionale di acquisto, spingendo molti a riflettere sulle proprie scelte alimentari e sul loro impatto.