Dentista, grazie a uno spray nasale l’anestesia non farà più paura
E' efficace per gli interventi restaurativi ai denti della mascella superiore. A provarne l'efficacia è uno studio dell'Università di Buffalo
C’è una paura che accomuna grandi e piccini: quella del dentista. A spaventare non è solo l’idea del dolore durante le procedure, ma anche quella dell’anestesia. Presto, però, anche i meno coraggiosi potrebbero sedersi tranquillamente sulla poltrona grazie ad una nuova metodica che consente di anestetizzare la parte da trattare senza bisogno di nessuna iniezione. Gli esperti della School of Dental Medicine dell’Università di Buffalo (Stati Uniti) hanno infatti messo a punto uno spray nasale che riesce ad addormentare almeno la mascella superiore, consentendo di eseguire gli interventi restaurativi – quelli in cui viene mantenuto il dente, ad esempio l’asportazione di una carie – senza che il paziente provi alcun dolore.
I primi test, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Dental Research, hanno coinvolto 45 adulti di età media pari a 39 anni. Ad alcuni pazienti è stata effettuata la classica anestesia tramite iniezione di lidocaina ed epinefrina e, contemporaneamente, è stato fatto assumere un placebo attraverso uno spray nasale da spruzzare in entrambe le narice. Agli altri è stato invece somministrato lo spray nasale contenente l’anestetico ed è stata effettuata un’iniezione di placebo. L’83,3% di questi ultimi pazienti non ha avuto bisogno di un ulteriore anestetico.
Sebatian G. Ciancio, coordinatore dei test, ha spiegato che la necessità di trovare metodi alternativi alle iniezioni per anestetizzare la parte da trattare non nasce solo dai timori dei pazienti.
Le iniezioni hanno diversi svantaggi
ha sottolineato l’esperto.
Portano anche la possibilità di esposizione a patogeni del sangue attraverso la puntura dell’ago; il rischio che l’anestesia non sia efficace; e danni o dolore dopo la procedura.
Attualmente i test stanno già proseguendo. Uno studio che ha coinvolto dei bambini è in fase di conclusione e la Food and Drug Administration statunitense ha già approvato il protocollo degli studi successivi.