
Concept of application new technology in future medicine
Una nuova ricerca sul diabete di tipo 1, pubblicata su Cell Metabolism, getta una nuova luce sulla comprensione del problema, indicando i “responsabili” diretti della malattia. Lo studio ha infatti identificato delle particolari molecole che renderebbero il pancreas sensibile all’attacco linfocitario.
Due informazioni utili prima di proseguire. Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che si presenta quando il sistema immunitario dell’individuo colpito attacca erroneamente le cellule Beta pancreatiche, che formano le isole di Langerhans, atte alla produzione dell’insulina.
[related layout=”big” permalink=”http://scienzaesalute.blogosfere.it/post/575254/diabete-sintomi-nei-bambini-e-terapia-da-seguire”][/related]
L’azione dei linfociti T, colpevoli della distruzione delle isolette del pancreas, innesca la disfunzione, stoppando gradualmente proprio la produzione insulinica, fino a farla cessare del tutto. Per questo motivo il diabete di tipo 1 è anche detto insulino-dipendente, in quanto chi ne soffre deve giornalmente iniettarsi l’ormone sintetico per compensare quello che il proprio pancreas non produce.
Ebbene, a dare indicazioni ai linfociti T citotossici CD8, sarebbero delle particolari molecole ritrovate sulla superficie del pancreas. La loro azione? Simile a quella di un bersaglio, che rende così facile l’individuazione di ciò che i globuli bianchi “ammutinati” devono colpire.
[related layout=”big” permalink=”http://scienzaesalute.blogosfere.it/post/575028/diabete-di-tipo-2-cura-definitiva-pesce-tetra-messicano”][/related]
La comprensione di questo meccanismo, che vede anche studiosi italiani nel team di ricerca, è essenziale per trovare delle strategie che blocchino il processo degenerativo. Si parla già di vaccino, che dovrebbe agire sia a livello di prevenzione sia di trattamento del diabete di tipo 1.
Spiega il prof. Francesco Dotta, docente di Endocrinologia presso il Dipartimento Scienze mediche, chirurgiche e neuroscienze dell’Università di Siena, a proposito degli esiti della ricerca:
[quote layout=”big” cite=”Francesco Dotta]Questi risultati sono importanti per diverse ragioni, innanzitutto abbiamo chiarito che la cellula beta ha un ruolo nella sua stessa distruzione, rendendosi “più visibile” al sistema immunitario. E questo spiega come mai questi linfociti citotossici sono più numerosi nel pancreas dei diabetici che in quello dei soggetti sani: cosa che invece non avviene nel sangue, dal momento che i linfociti non entrano in contatto con le cellule beta[/quote]
[related layout=”big” permalink=”http://scienzaesalute.blogosfere.it/post/573989/diabete-nuove-speranze-grazie-ai-computer”][/related]
Ancora:
[quote layout=”big” cite=”Francesco Dotta]La conseguenza più importante che emerge è che tutte queste nuove conoscenze aprono la strada allo sviluppo di vaccini per la prevenzione e il trattamento del diabete 1. Vaccini che, al contrario di quelli tradizionali, agiranno con l’obiettivo di neutralizzare invece che indurre la risposta immunitaria[/quote]
Lo studio è stato guidato dal ricercatore Roberto Mallone in collaborazione con Raphaël Scharfmann, del Cochin Institute di Parigi, insieme al team del professor Francesco Dotta. A partecipare alla ricerca anche il Center for Diabetes Research guidato da Decio L. Eizirik, della libera Università di Bruxelles, Piero Marchetti, dell’università di Pisa e il laboratorio di Spettrometria di massa dell’Espci di Parigi.
Via | Repubblica