Cos’è la dieta buddista e perché sta conquistando tutti
La dieta buddista è un regime alimentare che si ispira a quello dei monaci buddisti e ha pro e contro
L’estate è la stagione delle diete dell’ultima ora, quelle che promettono un dimagrimento rapido per essere pronti alla prova costume, riducendo le zone critiche e alleggerendo il nostro rapporto conflittuale con la bilancia. Dagli Stati Uniti quest’anno arriva un nuovo regime dietetico, pronto ad attirare l’attenzione. È la dieta buddista che, proprio come il nome lascia pensare, si ispira al regime alimentare dei monaci.
Di fatto non si tratta di una vera e propria dieta, quanto più di un insieme di regole d’oro che permetterebbero di salutare i chili in eccesso, a vantaggio anche di una digestione più veloce. Ma occhio, visto che la dieta buddista, a dispetto del nome tranquillizzante, non è esente da carenze nutrizionali, motivo per cui non andrebbe seguita a cuor leggero.
Vediamo dunque nel concreto in cosa consiste la dieta buddista, valutando pro e contro di questo regime alimentare. In ogni caso, anche se il regime ci sembra praticabile, prima di provarlo, sentiamo il nostro medico per avere il suo parere.
- È una dieta latto-vegetariana – Lo stile di vita buddista si fonda su cinque insegnamenti, di cui uno è non togliere la vita a persone o animali. E la dieta buddista è infatti priva di carne e pesce, ma anche uova, mentre invece sono consentiti i prodotti lattiero-caseari
- L’alcol è bandito – Se è vero che i buddisti laici ogni tanto bevono alcol, specie in occasione di alcune cerimonie tradizionali, i monaci e molti credenti lo evitano totalmente, in quanto annebbia le facoltà e rende più propensi a contravvenire ai dettami religiosi
- Il digiuno intermittente – Molti monaci buddisti consumano i propri pasti dall’alba fino a mezzogiorno, restando digiuni per il resto della giornata e fino alla mattina successiva. Questo tipo di digiuno, che dura circa 18 ore, favorisce digestione e autofagia, il processo che permette all’organismo di ripulirsi e ripararsi
Detto questo, vediamo un pochino i pro che derivano dai tre capisaldi della dieta buddista. Il primo è derivato da un maggiore consumo di frutta e verdura, abbattendo le proteine animali e accettando però i latticini. Un regime di questo tipo è molto depurativo e favorisce i processi digestivi, a patto che non si soffra di intolleranze al lattosio.
L’alcol è un nemico della bilancia, non solo dei freni inibitori. Il che significa che rinunciare al bicchiere di vino a pasto o al cocktail fuori casa, oltre a mantenerci lucidi e a lasciare il fegato in salute, ci aiuta anche a non ingurgitare calorie extra pasto.
Per quanto riguarda il digiuno intermittente, come si può ben capire, può essere un valido aiuto per stimolare l’autofagia e l’eliminazione delle tossine dall’organismo. In più sembra che questo tipo di digiuno mantenga anche la glicemia più stabile, evitando i picchi di produzione di insulina.
Tuttavia, non è sempre oro ciò che luccica, in quanto anche la dieta buddista ha i suoi angoli bui di cui è bene fare menzione. Tanto per cominciare, anche se i latticini sono ammessi, è possibile che si vada in deficit di vitamina B12 e ferro, come anche acidi grassi omega-3.
Il digiuno è poi spesso controproducente se si ha uno stile di vita attivo, in quanto si corre il rischio di avere cali di zuccheri nel corso della giornata. Motivo per cui, va bene tenersi a regime, ma sempre in maniera oculata e nel pieno rispetto delle proprie esigenze nutrizionali
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