Dieta mediterranea contro il tumore alla prostata: meno carne, più frutta e verdura
Grassi saturi e fritti aumentano i rischi, mentre gli ortaggi gialli e verdi e l'olio d'oliva li abbattono. Ecco perché al Sud se ne soffre di meno.
La dieta mediterranea è un toccasana contro il tumore alla prostata. Se, infatti, durante il Convegno Nazionale “Personalizzazione e strategia di trattamento nel carcinoma della prostata” tenutosi nei giorni scorsi a Napoli, si è parlato a lungo di farmaci e di test per la diagnosi del cancro alla prostata, i dati sulla sua incidenza non lasciano adito a dubbi: la malattia colpisce di meno nelle regioni del Sud Italia, patria della dieta mediterranea. Il triste primato di regione con maggior incidenza del tumore alla prostata riguarda invece il Nord, soprattutto il Piemonte, dove la malattia colpisce 3 volte più frequentemente che in Basilicata o in Campania, le regioni che si sono classificate, rispettivamente, all’ultimo e al penultimo posto della classifica delle regioni italiane in base all’incidenza di questa forma tumorale.
Che a giocare un ruolo fondamentale sia anche l’alimentazione è confermato anche da un altro dato: in Umbria, dove il consumo di carne rossa e insaccati è elevato, il tumore alla prostata colpisce più di frequente. Per fortuna le sue vittime hanno dalla loro parte farmaci innovativi ed efficaci che nell’ultimo decennio hanno contribuito a ridurre del 10% la mortalità per questo tipo di tumore. In Italia sono già disponibili l’abazitaxel e l’abiraterone acetato, ma come hanno spiegato durante il convegno Sergio Bracarda, direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale S. Donato di Arezzo, e Orazio Caffo, oncologo dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento,
a breve potremo utilizzarne un terzo, l’enzalutamide, approvato ad agosto di quest’anno dall’EMA [l’European Medicines Agency, ndr].
Non solo, la diffusione del test del Psa ha permesso di compiere passi avanti anche nella diagnosi.
La sua sensibilità varia dal 70 all’80%
ha spiegato Carmine Pinto, Presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), sottolineando però che
il 20-30% delle neoplasie non viene individuato quando si utilizza l’esame come unico mezzo identificativo.
Per di più c’è sempre il rischio di falsi positivi. Per questo, in generale, il test
va eseguito solo quando è necessario, cioè dopo i 50 anni, se vi è familiarità diretta per il tumore e in caso di disturbi urinari
in modo da evitare inutili allarmismi.
Per tutti gli altri valgono le regole di una corretta prevenzione: pochi grassi saturi, fritti e carne rossa e tanti ortaggi gialli e verdi, frutta e olio d’oliva come condimento. Sarà la prostata a ringraziare.