Endoscopia prostatica: quando serve e in cosa consiste
L'endoscopia prostatica è una tecnica che viene utilizzata se nei pazienti maschili il medico ritiene che ci sia qualcosa che non va a livello della prostata. Ecco in che cosa consiste e quando viene solitamente utilizzata.
L’endoscopia prostatica è una tecnica, definita anche T.U.R. (ovvero Trans Urethral Resection), che viene utilizzata nel caso il paziente lamenti disturbi e problemi gravi alla prostata, la ghiandola accessoria del sistema riproduttivo maschile che potrebbe ingrandirsi dislocando la ghiandola all’esterno. L’adenoma prostatico, cioè la parte che fuoriesce e che solitamente si manifesta dopo i 50 anni, rende difficoltoso urnare e può provocare anche ernie vescicali.
La prostata può anche essere colpita da altre patologie, come la prostatite, l’infezione della ghiandola, o il carcinoma, un tumore maligno della prostata che si manifesta solitamente nel lobo posteriore.
Se il paziente viene colpito da questi disturbi, si deve rivolgere all’urologo che, dopo un’attenta anamnesi, potrebbe ricorrere ad un esame rettale, ma anche a ecografie, esami colturali, per capire la situazione a livello della prostata. Se viene diagnosticato un adenoma prostatico, il paziente potrebbe essere sottoposto a intervento chirurgico trans vescicale o a endoscopia prostatica, con l’introduzione nell’uretra di uno strumento che permette di risolvere la situazione. Con questa tecnica si possono risolvere tanti problemi a carico della vescica, come ad esempio stenosi uretrali, calcoli, papillomi e molto altro.
La guarigione, dopo un breve ricovero in ospedale, avviene completamente a casa e dura di solito dalle 2 alle 6 settimane, a seconda della portata dell’intervento. La vita dopo l’endoscopia prostatica sarà esattamente come prima, nonostante i dubbi di molti uomini che si devono sottoporre a questo intervento.
Foto | da Flickr di greencolander
Via | mclink