L’epatite E è endemica in Italia: nel 90% dei casi è senza sintomi
In Italia l'epatite E è endemica. Nel 90% dei casi è asintomatica, ma può essere fatale nelle donne in gravidanza.
L’Epatite E in Italia è endemica. L’infezione è spesso sottovalutata e non viene diagnosticata in tempo. Per quello che riguarda i dati disponibili nel nostro paese, in merito alla presenza di anticorpi nel sangue di italiani sani, si stima che l’infezione sia molto frequente anche in chi non ha viaggiato fuori dal paese. Nella maggior parte dei casi l’Epatite E è asintomatica, non si manifesta come malattia evidente. 1 italiano su 10 ha avuto un contatto con la malattia.
Di solito si indaga maggiormente sull’HEV solo se si notano dei sintomi in persone che hanno viaggiato in zone endemiche, come l’Asia. Carlo Roccio, biologo, componente del comitato ricerca, sviluppo e innovazione di Federchimica e direttore scientifico Cerba HC Italia, spiega:
Anche per l’epatite E una diagnostica rapida e sicura esiste ed è stata realizzata grazie alla biologia molecolare. Ma l’approccio è ancora poco diffuso, specialmente tra gli ospedali italiani.
Nel mondo ogni anno 1,34 milioni di persone muoiono per un’epatite virale. I virus principali sono quelli dell’Epatite B e C. L’OMS si è posta l’obiettivo di ridurre le morti per epatiti entro il 2030 del 65% e le nuove infezioni del 90%. L’epatite E (HEV) è sicuramente l’epatite virale meno conosciuta, ma è sorvegliata speciale. Gli esperti stimano che 1/3 della popolazione mondiale è venuta a contatto con il virus e che ogni anno 20 milioni di persone contraggono il virus. Fino a 600mila persone muoiono ogni anno per cause legate a questo tipo di epatite.
Il virus è molto pericoloso in gravidanza. La mortalità dell’epatite E è stimata tra l’1 e il 3%. Nelle donne in gravidanza sale fino al 15-25%. Massimo Galli Presidente SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, spiega:
Non sono ancora note le cause di questa elevata incidenza di manifestazioni patologiche nelle donne gravide e del perché l’esito letale avvenga soprattutto nel terzo trimestre di gestazione (quando la letalità può raggiungere il 5-25%), ma l’ipotesi al momento più accreditata è quella di un ruolo da parte di fattori immunologico che limitino nella gravida la capacità di combattere il virus.
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