Epilessia, la dieta può ridurre le crisi epilettiche negli adulti
Quella chetogenica e la cosiddetta "Atkins modificata" aiutano a contrastare il sintomo nei pazienti che non riescono a gestirlo con i farmaci
Combattere le crisi epilettiche con l’alimentazione: è questa la proposta di Pavel Klein, espero dell’American Academy of Neurology che in uno studio pubblicato sulla rivista medica dell’associazione, Neurology, ha rilevato che una dieta ricca di grassi e povera di carboidrati può aiutare a ridurre gli attacchi nei pazienti adulti che non riescono a trarre beneficio dall’assunzione dei farmaci.
In particolare, Klein ha analizzato i benefici della dieta chetogenica e di una versione modificata della dieta Atkins, ricche di proteine di origine animale e di verdure a foglia verde. La prima è caratterizzata da un rapporto tra grassi proteine/carboidrati di 3-4 a 1, mentre la seconda è caratterizzata da un rapporto tra grassi e carboidrati/proteine di 1 a 1.
La dieta chetogenica
spiega l’esperto
è spesso utilizzata nei bambini, ma sono state fatte poche ricerche su quanto sia efficace negli adulti.
Le sue analisi hanno previsto di riesaminare i risultati di 5 studi sull’effetto della dieta chetogenica che hanno coinvolto in totale 47 persone e di altri 5 studi sull’effetto della dieta Atkins modificata, che invece hanno incluso 85 individui. Ne è emerso che il 32% dei pazienti che hanno seguito la dieta chetogenica e il 29% di chi aveva invece seguito la dieta Atkins hanno visto ridursi almeno del 50% le crisi epilettiche. Rispettivamente nel 9 e nel 5% dei casi la riduzione degli attacchi è stata addirittura superiore al 90%. Per di più l’effetto positivo è stato in entrambi i casi ottenuto in un breve arco di tempo, dell’ordine di giorni o settimane, e non è stato associato a effetti collaterali pericolosi.
Purtroppo a differenza di quanto succede nei bambini i benefici scompaiono una volta interrotta la dieta e molti partecipanti (il 41% nel caso della dieta chetogenica e il 42% nel caso della dieta Atkins modificata) l’hanno abbandonata prima della fine dello studio in cui sono stati coinvolti.
Sfortunatamente
commenta Klein
l’uso a lungo termine di queste diete è basso perché sono molto stringenti e complicate. Probabilmente la maggior parte delle persone le interrompono a causa delle restrizioni culinarie e sociali.
Questo studio evidenzia però la loro utilità nei confronti di una malattia che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità a soffrirne sono circa 50 milioni di persone in tutto il mondo. Riuscire a sfruttare i loro benefici potrebbe avere risvolti positivi da non sottovalutare.
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Via | newswise