Eutanasia, detenuto lancia un appello a Napolitano
Un detenuto trentacinquenne, Vincenzo Di Sarno, ha da poco chiesto l’eutanasia al Presidente della Repubblica.
E’ una storia che non può lasciare indifferenti quella avvenuta nel carcere di Poggioreale, la storia di Vincenzo Di Sarno, un detenuto di 35 anni, malato di tumore al midollo osseo da dieci anni, che attraverso le parole pronunciate da sua madre e scritte da lui su un foglio di carta, ha chiesto la possibilità di morire con dignità: “Illustrissimo signor Presidente, – legge commossa la madre di questo giovane ragazzo – faccio appello a Lei perché oramai sono allo stremo delle forze sia fisiche che mentali… mi conceda la pena di morte”.
A causa della sua patologia Vincenzo, che fino ad alcuni anni fa era un ragazzone di 115 kg per 1,85 cm, sta sempre più perdendo le capacità neurologiche, motorie, sensitive e vegetative. Oggi il detenuto pesa 53 kg, e può stare in piedi solo grazie all’aiuto di uno speciale collare: “Passa il giorno aggrappato alle sbarre della cancellata”, spiega la madre del ragazzo, il quale starebbe anche pensando al suicidio.
Solo pochi mesi fa il detenuto ha ottenuto il trasferimento nel centro clinico del penitenziario, ma dal canto suo il Dap avrebbe fatto sapere che al momento “non esistono nel territorio italiano strutture carcerarie né centri clinici afferenti nei quali siano praticabili la fisioterapia e la idroterapia prescritte”.
Intanto, stanco delle sue troppe sofferenze, il ragazzo, che tempo fa commosse anche il Presidente Giorgio Napolitano per via delle sue condizioni evidentemente gravi, spera di poter trovare sollievo dalle sofferenze: “… se potessi, sceglierei la pena di morte: intramuscolo o endovena… oppure essere inviato in qualche clinica svizzera per effettuare l’eutanasia”, scrive questo giovane ragazzo dal carcere nel quale è stato rinchiuso per una rissa.
“Ve lo chiedo in ginocchio… da mamma… – continua la madre del ragazzo – Se il ministro Annamaria Cancellieri ha figli, se il capo del Dap ha figli, venite a vedere mio figlio in che condizioni sta. Da dieci anni combatte con un tumore. È aggrappato alle grate e implora aiuto perché non ce la fa più. Signor presidente mi venga incontro, mi guardi, guardi mio figlio… Le faccio un appello… sono una mamma, una mamma che non ha mai avuto problemi con la legge… mi creda”.
via | Corriere
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