Fecondazione eterologa: le prime regole e le linee guida delle società scientifiche
Prima fra tutte le regioni italiane, la Toscana dà il via libera alla fecondazione eterologa fissando regole e limiti per centri pubblici e privati. Intanto il Ministro Lorenzin annuncia l'inclusione dell'eterologa nei Lea e le società scientifiche presentano le loro Linee Guida
E’ la Toscana la prima regione italiana ad aver fissato regole e limiti per la fecondazione eterologa, autorizzando sia centri pubblici che centri privati a utilizzare gameti esterni alle coppie che si sottopongono a tecniche di procreazione medicalmente assistita. La notizia è arrivata dopo la stesura della bozza di delibera in cui la Regione fissa limiti di età per i donatori e regole specifiche in tema di anonimato dei donatori.
Al momento la delibera prevederebbe che:
- le donne possano donare tra i 18 e i 35 anni d’età, gli uomini invece fino a 50;
- la donazione sia anonima in entrambi i sensi (la coppia non può risalire al donatore, ma nemmeno il donatore alla coppia);
- solo dietro specifica richiesta in casi straordinari il personale sanitario possa conoscere i dati clinici del donatore;
- il donatore non possa conoscere l’identità del nato e il nato non potrà conoscere l’identità del donatore, a meno di volontà da parte del donatore ma sempre “senza che ciò comporti il sorgere di alcun diritto/obbligo tra le parti”;
- il donatore possa donare solo in un centro;
- la donazione sia gratuita;
- alla fecondazione eterologa possano essere sottoposte “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, con partners entrambi viventi” e “le procedure sono dirette ai soli soggetti che sono affetti da sterilità (e infertilità)”.
Per quanto riguarda la regolamentazione della donazione dei gameti, la delibera fa riferimento a “una molteplicità di norme” già esistenti, inclusa la Legge40/2004 e le direttive in materia dell’Unione Europea, ribadendo che
non sussiste alcun vuoto normativo che richieda interventi legislativi per ciò che riguarda la donazione di gameti.
Per quanto riguarda, invece, la selezione di donatori e riceventi, le quantità di donazioni che sarà possibile effettuare, l’istituzione di un archivio delle donazioni e gli esami infettivi e genetici da effettuare, secondo la Giunta
dovranno essere disciplinati con una regolamentazione tecnica e di dettaglio attraverso la quale vengano stabiliti direttive e criteri che i soggetti interessati dovranno seguire per l’esecuzione della metodica.
Nel frattempo nel resto dell’Italia si continua a discutere su come regolamentare le procedure, ma per ora quella della Toscana sembrerebbe essere la prima e unica azione concreta.
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Aggiornamento del 30 luglio.
Ho visto l’accelerazione che c’è stata con alcuni centri che hanno iniziato l’eterologa e la regione Toscana che ha fatto linee guida, e ho pensato fosse necessario vista anche la necessità di fare chiarezza su alcuni aspetti come il numero delle donazioni, la tracciabilità donatore-nato, che non sono disciplinate dalla legge 40.
Così durante un’audizione presso la commissione Affari sociali e Sanità della Camera il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha commentato il decreto legge che, ha dichiarato lo stesso Ministro, dovrebbe essere portato sul tavolo del Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva.
La fecondazione eterologa
ha annunciato Lorenzin
sarà inserita nei livelli essenziali di assistenza, vincolando una porzione del Fondo sanitario nazionale per consentire l’accesso a tale tecnica nei centri pubblici.
L’obiettivo è quello di mettere regioni e centri PMA in condizioni di partire subito con l’eterologa, appena approvato il decreto legge.
Per quanto riguarda la necessità di una regolamentazione specifica che stabilisca dettagli come il numero delle donazioni e che garantisca un uguale accesso all’eterologa in tutte le Regioni, il Ministro ha sottolineato che
si tratta di profili solo giuridici, non di questioni etiche. Penso quindi a un decreto scarno che ci consenta, con un accordo di buon senso, di fare l’eterologa perché questo prevede la sentenza della Consulta, dando elementi di omogeneità in tutte le regioni ed evitando così ricorsi.
Ore 11:45
Le anticipazioni fornite dal Ministro Lorenzin a proposito di un imminente decreto in tema di fecondazione eterologa fanno sorgere non poche questioni.
A dichiararlo è Lorenzo Dellai, presidente del gruppo parlamentare “Per l’Italia” alla Camera.
Non mi riferisco solo ai problemi di natura etica
precisa Dellai, secondo cui tali problemi etici sarebbero stati “troppo facilmente archiviati – non dal Ministro ma dal dibattito generale” mentre “andrebbero valutati con obiettività e ragionevolezza”.
Mi riferisco anche alla questione della priorità nell’uso delle risorse pubbliche.
Dellai pone una domanda specifica:
Siamo proprio sicuri che inserire nei Livelli Essenziali di Assistenza e dunque mettere a carico del sistema sanitario nazionale i costi delle fecondazioni eterologhe sia equo a fronte, ad esempio, di oltre cento malattie rare a tutt’oggi escluse da tali prestazioni o a fronte delle enormi difficoltà a garantire adeguata assistenza alle persone non autosufficienti?
Di opinione simile è anche la deputata Udc Paola Binetti, coordinatrice dell’intergruppo parlamentare sulle malattie rare, che attraverso una nota stampa fa sapere:
Prendiamo atto delle aperture in tema di fecondazione eterologa illustrate dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Ciò non può tuttavia far passare in secondo piano il fatto che le oltre le cento malattie rare riconosciute dal Servizio sanitario nazionale attendono dal 2007 di essere inserite operativamente nei Livelli essenziali di assistenza.
Ricordiamo che ci sono criteri di prevalenza, urgenza, gravità e intensità che non possono essere più ignorati.
I paragoni sono sempre antipatici
aggiunge Binetti
penso però a tutti quei malati in attesa di un trattamento per i quali ancora oggi non disponiamo di quei farmaci definiti, non a caso, ‘orfani’.
Aggiornamento del 5 agosto.
Le società scientifiche che si occupano di procreazione medicalmente assistita avrebbero consegnato al Ministero della Salute un documento contenente le Linee Guida sulla fecondazione eterologa con lo scopo di “aggiornare la Procreazione assistita e regolare l’eterologa senza necessità di un decreto legge”.
Fra gli aspetti presi in considerazione sono inclusi la consulenza psicologica sia per le coppie riceventi la donazione che per i donatori, la selezione dei donatori, gli screening di controllo, il consenso informato, i registri per garantire la possibilità di risalire al donatore e la valutazione delle coppie che richiedono l’inseminazione. A tal proposito viene precisato che
un risultato Hiv positivo per il partner maschile non deve essere utilizzato come criterio di esclusione per il trattamento di inseminazione di una coppia con seme donato.
Per quanto riguarda, invece, la possibilità di scegliere le caratteristiche del donatore, questa rimarrebbe esclusa, ma dovrebbe essere garantita la compatibilità del colore della pelle – al centro di discussioni nei giorni scorsi – del gruppo sanguigno e del colore dei capelli e degli occhi.
Tra il pool di donatori disponibili, sceglieranno quelli con caratteristiche somatiche e di gruppo sanguigno il più compatibili possibili con quelle della coppia ricevente
spiegano le società scientifiche.
Questo è l’orientamento diffusamente accettato a livello internazionale, inoltre faciliterà l’accettazione del nascituro da parte dei genitori e del contesto sociale in cui crescerà e vivrà, permettendo al bambino uno sviluppo psico-emotivo sereno ed equilibrato.
Elisabetta Coccia, presidente dell’associazione Cecos Italia, che raggruppa i principali Centri italiani privati e convenzionati per la Fecondazione assistita, ha sottolineato che tale possibilità dovrebbe coinvolgere anche le coppie appartenenti ad altre etnie residenti in Italia e potrebbe quindi prevedere anche la possibilità di rivolgersi alla rete internazionale di banche per la donazione dei gameti.
Aggiornamento del 6 agosto.
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è dichiarato assolutamente contrario alla possibilità che la normativa in tema di fecondazione eterologa preveda la compatibilità del colore della pelle del donatore con quello della coppia che riceverà la donazione. A margine di un
Se vuole farlo, lo introduca il Parlamento
avrebbe aggiunto il Ministro, concludendo:
Questa, a casa mia, si chiama discriminazione razziale.
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Via | Ansa Regione Autonoma Valle d’Aosta; AGI; Ansa-Regione Autonoma Valle d’Aosta; Ncd Camera