Fecondazione eterologa, le società scientifiche: “No al decreto”
Gli esperti ribadiscono l'assenza di un vuoto normativo, esprimendo la loro contrarietà a un provvedimento d'urgenza che, a quanto pare, potrebbe portare a più danni che vantaggi
Continua il dibattito sulla fecondazione eterologa. Ora, però, l’oggetto del contendere è il decreto legge pensato dal Ministro Lorenzin in quanto tale. In questi giorni a fare sentire la loro voce a tal proposito sono le società medico-scientifiche italiane, che ribadiscono quanto già espresso da altre parti: non c’è nessun nuovo normativo che debba essere colmato da un decreto d’urgenza.
Come società scientifiche, riteniamo che la metodica di pma [preocreazione medicalmente assistita, ndr] eterologa debba essere realizzata in condizioni di massima sicurezza, a tutela della salute dei cittadini e della efficienza ed efficacia dei trattamenti sanitari eseguiti nei Centri Medici pubblici, convenzionati e privati
dichiarano in una lettera aperta i presidenti di Sigo, Aogoi, Agui, Sifer e Mr, Cecos, Eshre, Sios, Siams, Sierr, Sifr, Sismer, insieme ad alcuni componenti del Tavolo tecnico sulla fecondazione eterologa convocato dal Ministero della Salute (Mauro Costa, Francesco Fusi, Paolo Emanuele Levi Setti, Guido Ragni e Filippo Ubaldi).
Gli esperti fanno riferimento anche al manifesto/appello recentemente firmato dai giuristi secondo cui la fecondazione eterologa sarebbe già disciplinata dalla Legge 40/04 e dai Decreti Legge 191/07 e 16/10, mentre per quanto riguarda le questioni più strettamente riguardanti la donazione, come quelle circa l’anonimato del donatore, sarebbe sufficiente aggiornare le Linee Guida che già oggi regolano la pma dal punto di vista tecnico. Queste ultime, peraltro, dovrebbero essere aggiornate a prescindere dalla nuova possibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa, “essendo scadute”, evidenziano gli esperti “da ormai tre anni”.
I firmatari della lettera ricordano anche che
a vari livelli esponenti del governo, deputati e senatori di tutte le forze politiche evidenziano come non sia accettabile fare ricorso allo strumento del decreto legge su temi eticamente sensibili, i cui tempi potrebbero costringere ad approvare il provvedimento senza possibilità di adeguata discussione.
In questo quadro, ricorrere a un decreto sarebbe “un improprio appesantimento dell’iter applicativo della sentenza della Corte Costituzionale” che avrebbe come unico effetto “impedire ai cittadini italiani di poter usufruire nel nostro paese dell’accesso alle pratiche di donazione di gameti”.
Questo
commentano i firmatari
ci pare ancora più ingiusto ed inspiegabile perché, in tal modo, si determinerebbe una condizione che renderebbe più difficile il contrasto alla crescente denatalità in Italia che invece costituisce un obiettivo dichiarato dallo stesso ministro Lorenzin; si perpetuerebbe, con un enorme danno economico e sociale, il cosiddetto “turismo procreativo” che porta fuori dal nostro paese almeno 15 milioni di euro ogni anno per spese sanitarie ed almeno altri 2 milioni e mezzo per spese di trasporti e soggiorni all’estero. In tal modo, inoltre, il nostro sistema sanitario si troverebbe esposto alla necessità di dover rimborsare ai cittadini le prestazioni delle quali hanno beneficiato all’estero, sulla base delle recenti norme della medicina trans-frontaliera con ulteriore danno economico.
Le società medico-scientifiche non sono le uniche a pensarle in questo modo. Già negli scorsi giorni alcuni senatori del PD (Sergio Lo Giudice, Donatella Mattesini, Laura Puppato, Donatella Albano, Silvana Amati, Rosaria Capacchione, Monica Cirinnà, Rosa Maria Di Giorgi, Maria Grazia Gatti, Luigi Manconi e Lucrezia Ricchiuti) hanno rivolto un appello al Ministro della Salute ad accantonare l’ipotesi di un decreto. Oggi Lo Giudice ha commentato il contenuto della lettera ribadendo che
non è necessario un nuovo atto normativo per dare corso alla sentenza della Corte Costituzionale che ha aperto la strada alla fecondazione eterologa in Italia. La presa di posizione delle Società scientifiche è l’ennesima conferma di questa interpretazione
e invitando il Ministro ad ascoltare la voce delle società scientifiche impegnate nella pma.
Via | AGI; Ansa-Regione Valle d’Aosta