Il numero di donne in Italia che scelgono di preservare la propria fertilità attraverso il congelamento degli ovociti ha registrato un incremento significativo nell’ultimo anno, superando il 50%. Questo fenomeno è stato documentato dal gruppo Genera, che ha reso noti i dati in occasione della Giornata Internazionale della Donna, celebrata l’8 marzo 2025. Le motivazioni dietro questa scelta sono molteplici e comprendono la ricerca di un partner stabile, problemi di salute, ragioni personali, e la necessità di garantire una stabilità lavorativa ed economica.
Alberto Vaiarelli, ginecologo e responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma, ha spiegato che la capacità riproduttiva delle donne può essere compromessa da terapie tossiche per il sistema riproduttivo, note come gonadotossiche, a causa di patologie oncologiche come il tumore al seno, all’ovaio e all’utero. Altre problematiche di salute, come patologie sistemiche e malattie ginecologiche come l’endometriosi severa, possono anch’esse ridurre significativamente la riserva ovarica. Vaiarelli ha inoltre sottolineato che circa l’1% delle donne potrebbe essere geneticamente predisposto a una menopausa precoce, che può manifestarsi prima dei 40 anni. Accanto a queste motivazioni cliniche, vi è anche il fenomeno del “social freezing”, che coinvolge donne che decidono di posticipare la gravidanza per motivi personali e professionali.
Nonostante l’aumento della domanda, il congelamento degli ovociti rimane una pratica poco diffusa nel panorama della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) in Italia. Vaiarelli ha evidenziato che le procedure di congelamento effettuate annualmente si contano a centinaia, un numero che rappresenta meno del 10% di tutti i cicli di PMA realizzati nei centri. Questo è in parte dovuto al fatto che i costi dei farmaci necessari per la stimolazione ormonale sono a carico delle pazienti, limitando l’accesso a questa opzione per molte donne.
La procedura di congelamento degli ovociti si sviluppa in tre fasi principali. La prima fase prevede una stimolazione ormonale controllata, che dura circa 12 giorni e comporta iniezioni sottocutanee e monitoraggi ecografici. Successivamente, il prelievo degli ovociti avviene in day hospital, durante il quale si utilizza una leggera sedazione o anestesia locale per aspirare i follicoli maturi attraverso un intervento transvaginale. Infine, gli ovociti vengono crioconservati mediante la vitrificazione, una tecnica che consente di conservarli in azoto liquido a -196°C, garantendo la massima integrità e preservando la fertilità femminile. Vaiarelli ha concluso sottolineando che l’efficacia di questa procedura dipende principalmente dall’età della donna e dalla sua riserva ovarica, raccomandando di considerare il congelamento entro i 35 anni.