Flebotrombosi e flebite sono due patologie che interessano le vene. Ma tra le due, nonostante alcuni sintomi e punti in comune, esistono delle differenze sostanziali che bisogna conoscere. La seconda, infatti, è l’infiammazione di una vena; l’altra, è legata alla presenza di un coagulo di sangue. Scopriamo nel dettaglio i due disturbi, come si manifestano, diagnosticano e curano.
Altrimenti nota come trombosi venosa profonda, la flebotrombosi consiste nell’ostruzione di una vena a causa di un trombo. Le sue cause sono da riscontrarsi prevalentemente in un lungo periodo di riposo (un esempio è la degenza a letto per malattia o ricovero), nelle vene varicose e nell’abitudine di stare seduti troppo a lungo.
La flebite è l’infiammazione di una vena spesso causata dalla formazione di coaguli di sangue (trombi). Ecco perché, talvolta, i due termini vengono utilizzati quasi indistintamente. Tali coaguli di sangue possono ostruire la cavità interna ed impedire al sangue di circolare correttamente.
Le cause che stanno alla base della formazione dei trombi non sono sempre facilmente identificabili. La flebite colpisce prevalentemente le gambe (ovvero gli arti inferiori) anche se diversi casi si riscontrano nelle vene del collo o delle braccia. La flebite alle gambe tende a verificarsi più frequentemente nelle persone con vene varicose. Anche la trombosi alla gamba è la manifestazione più comune di questa malattia.
Trombosi e flebite sono la stessa cosa?
Flebite è un termine generico che indica la presenza di un’infiammazione in una vena superficiale o profonda (delle gambe). E’ molto spesso associata ad un coagulo di sangue nonostante esistano soggetti che la sviluppano anche in loro assenza. La flebite può essere di natura meccanica, chimica o batterica e, in base alla profondità della vena interessata si, distingue in superficiale e profonda.
La flebotrombosi, invece, è la condizione per la quale all’interno di una vena profonda della gamba (o altra parte del corpo) si verifica un coagulo di sangue non determinato dall’infiammazione della parete del vaso.
La flebite è generalmente un problema di lieve entità non pericoloso per la vita o per gli arti. Tuttavia, può causare dolore e indolenzimento significativi. La quantità di dolore è influenzata dall’entità del coinvolgimento venoso. In alcune persone il problema è localizzato, in altre interessa ampie sezioni della gamba, come polpaccio o coscia.
La seconda è una patologia più grave della precedente. Nel caso della flebotrombosi, infatti, tra i sintomi può annoverarsi un improvviso gonfiore della gamba unitamente ad un indolenzimento lieve. Ma ciò che la rende potenzialmente pericolosa è il fatto che i trombi, dalle vene profonde, possano spostarsi nel flusso sanguigno arrivando a cuore e polmoni (ovvero causare un’embolia polmonare).
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La flebite generalmente ha una prognosi favorevole e può essere trattata con rimedi casalinghi poco costosi. La flebotrombosi, o trombosi venosa profonda (TVP), può avere gravi complicazioni e richiede un trattamento immediato con farmaci fluidificanti del sangue. In alcuni casi, è possibile prevenire la flebite mettendo in pratica semplici accorgimenti.
Come si cura la flebite? Ovviamente, i rimedi variano in base alla causa che ha provocato la flebite. In via generale, il dolore provocato da flebite superficiale si può trattare con un impacco caldo sulla zona interessata. Utili sono anche le calze a compressione per le gambe, che migliorano il flusso sanguigno e possono aiutare ad alleviare il dolore e il gonfiore. Ma anche ridurre il rischio di sviluppare TVP.
Quali sono invece cure per la trombosi agli occhi, per la trombosi cerebrale e per la trombosi emorroidaria?
Nel caso di trombosi venosa profonda, solitamente si ricorre ad una terapia anticoagulante (spesso a base di eparina a basso peso molecolare) e alla terapia compressiva elastica con calze terapeutiche. Se i farmaci anticoagulanti non sono adatti al caso singolo, si può valutare la possibilità di inserire un filtro cavale, utile per fermare eventuali coaguli di sangue che viaggiano verso cuore e polmoni. Nei casi più gravi, si può rendere necessario un ricovero ospedaliero per l’esecuzione di una terapia con trombolitici e/o valutare un intervento chirurgico.
Veniamo alla diagnosi che, anche in questo caso, si differenzia in base alla patologia. Mentre alla flebite si può risalire nell’ambito di un semplice esame clinico, nel caso di flebotrombosi la visita medica non basta. Ecco nel dettaglio come si procede.
La diagnosi di flebite può essere fatta sulla base del controllo da parte del medico il quale, durante la visita, valuta il calore, l’indolenzimento, il rossore e il gonfiore lungo il decorso della vena. Utile alla diagnosi può risultare un’ecografia della zona: l’esame può aiutare a rendere effettiva o a escludere la diagnosi di flebite. Altri esami utili in tal senso possono essere una risonanza magnetica o una flebografia.
La trombosi venosa profonda è più difficile da diagnosticare sulla base di un semplice esame clinico. Un campanello di allarme è il gonfiore unilaterale degli arti, che può essere associato a arrossamento, dolore o calore della parte interessata.
Nell’ambito della diagnostica per immagini, il test più comunemente usato per la diagnosi di flebotrombosi è l’ecografia. Altamente affidabile è anche meno invasivo e meno dispendioso.
Quali sono le differenze tra trombosi arteriosa e venosa?
Ricapitolando, la flebite si riferisce all’infiammazione di una vena e può essere causata da qualsiasi danno alla parete dei vasi sanguigni, flusso venoso alterato o anomalia della coagulazione. La flebotrombosi si manifesta con l’insorgenza di emboli, trombi, coaguli a livello delle vene, specie quelle più profonde soprattutto di polpacci o cosce. La differenza tra le due sta sostanzialmente nel fatto che quest’ultima non è determinata dall’infiammazione (il coagulo di sangue, infatti, si sviluppa per altri motivi), anche se l’infiammazione della vena può verificarsi comunque, ma dopo il trombo.
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