
Mi sono recato al MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, il 15 marzo 2025, per visitare la mostra Food Sound, un evento innovativo che si distingue per il suo approccio senza oggetti fisici. I visitatori sono guidati attraverso un percorso sonoro grazie a delle “cuffie intelligenti” che si adattano alla posizione di chi ascolta, creando un’esperienza immersiva.
La mostra inizia con una riflessione sull’interazione umana con il cibo, che coinvolge i cinque sensi. La vista gioca un ruolo cruciale, con l’affermazione che spesso “mangiamo con gli occhi”. L’olfatto ci guida attraverso i profumi della cucina, mentre il gusto si rivela solo quando assaporiamo il cibo, con aree specifiche della lingua dedicate alla percezione di dolce, salato, amaro e acido. Il tatto, infine, ci aiuta a determinare la maturità di un frutto. Tuttavia, il suono, spesso trascurato, viene presentato come un linguaggio universale: se apprezzato, diventa musica; se sgradevole, si trasforma in rumore. Le orecchie ci permettono di localizzare i suoni, che possono influenzare il nostro stato d’animo, evocando relax o ansia, mentre il cervello elabora queste informazioni.
Durante la visita, sono stato colpito dai suoni familiari di una cucina. Questi rumori, come l’acqua che bolle o il caffè che esce dalla moka, evocano immagini vivide, permettendo di riconoscere le attività culinarie senza necessità di vedere gli autori di tali suoni.
La comunicazione attraverso il suono
Un’altra sezione della mostra si concentra sulla comunicazione. Seduto in una sala priva di oggetti, ho ascoltato il rumore di persone che mangiavano diversi piatti, come lasagne e polpette. In un ambiente silenzioso, le differenze tra i vari suoni diventano evidenti. Ho potuto distinguere il fruscio di chi assaporava insalata di alghe e chips di insetti, rendendo l’esperienza ancora più coinvolgente.
Il suono e l’appetito
Un aspetto affascinante della mostra è il legame tra i suoni del cibo e l’attivazione della fame, che può influenzare la scelta di acquistare determinati alimenti. Ad esempio, il suono delle bollicine di uno spumante in un bicchiere è irresistibile per molti. Inoltre, il suono può alterare la percezione del sapore: un alimento può sembrare più dolce o salato a seconda della tonalità e del ritmo dei suoni che lo accompagnano. Un esempio interessante è rappresentato dallo yogurt, che risulta più dolce quando servito in un vasetto di vetro rispetto a uno di plastica, a causa del rumore del cucchiaio che colpisce il vetro.
L’importanza del packaging
Il packaging stesso si rivela un comunicatore multisensoriale. Diverse confezioni offrono esperienze uniche: alcune trasparenti, come il latte fresco, permettono di vedere il contenuto, mentre altre, come i succi di frutta, presentano immagini attraenti del frutto. La sorpresa si attiva solo all’apertura della confezione. Alcuni consumatori, prima di mettere un prodotto nel carrello, agiscono sulla confezione per ascoltare il suono interno, utilizzando così il suono come un ulteriore indicatore di qualità.
Un’esperienza sensoriale unica
La durata della mostra è di circa un’ora, ma il tempo trascorre rapidamente, grazie alle sorprese che ogni sezione offre. Questa esposizione invita a riflettere su un nuovo approccio al cibo, stimolando ricordi personali. Ho richiamato alla mente i suoni legati alla mia infanzia a Besenello, come il rumore della mungitura a mano della mucca nella stalla vicino a casa. Questi ricordi, uniti ai suoni evocativi della mostra, creano un’esperienza unica e memorabile.
La mostra Food Sound al MUSE di Trento rappresenta una fusione affascinante tra arte e scienza, invitando i visitatori a esplorare il cibo attraverso un nuovo linguaggio sensoriale.