FSH, LH, estradiolo e progesterone non sono sigle e termini “misteriosi”, ma gli ormoni che si devono controllare quando una donna comincia ad avvicinarsi all’età della menopausa o sospetta un climaterio precoce, anticipato.
In genere, infatti, la fase della vita femminile in cui cessa l’attività ovarica e quindi la possibilità di concepire un figlio, si annuncia con una serie di sintomi e dura qualche tempo, persino diversi anni.
La fertilità femminile, come ogni donna sa fin dalla pubertà, è infatti limitata nel tempo, perché le ovaie possono produrre un numero preciso di ovuli, e quando la riserva finisce, si conclude anche l’età feconda della donna. In questo naturale ciclo vitale non c’è nulla di “malato”, di preoccupante, si tratta, invece, di un fenomeno fisiologico che non deve in alcun modo spaventare, e neppure essere vissuto con sofferenza, con imbarazzo.
La menopausa, semplicemente, comporta dei cambiamenti fisici e in parte psicologici, legati al “contraccolpo” della cessata produzione ormonale che vanno conosciuti e gestiti con lungimiranza e serenità. Per prima cosa, quando una donna abbia superato i 45 anni (o anche prima se parliamo di menopausa precoce), in genere comincia a sentirsi “strana”, a percepire delle modifiche nel proprio corpo e soprattutto nel proprio ciclo mestruale.
Le mestruazioni diventano irregolari, sovente ravvicinate (polimenorrea), oppure diluite nel tempo, con “salti” di due-tre mesi tra un flusso e l’altro (oligomenorrea). A questi segnali si associano le tipiche “vampate”, una tendenza ad accumulare peso nella regione addominale, secchezza vaginale, irritabilità.
Sintomi che si possono “tenera a bada” anche con i rimedi naturali, con l’alimentazione e con l’attività fisica regolare. Ma prima di tutto questo, è necessario appurare di trovarsi in una fase di climaterio, ovvero quella che precede la menopausa vera e propria, e quindi recarsi dal proprio ginecologo, raccontare i sintomi, e sottoporsi ai dosaggi ormonali di rito. Ecco quali sono con i valori di riferimento:
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